La Dislessia. Sintomi e causa.

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La  Dislessia

 

Dislessia.  I sintomi.

  • Dislessia di grado lieve.    Se scrivi numeri dal basso verso l’alto,   e da destra verso sinistra, se tieni la penna con il pollice in fuori e l’indice in alto e il medio in basso,  se stacchi le lettere mentre scrivi,    sono i sintomi di una dislessia di grado lieve.
  • Dislessia di grado medio.    Se la lettera “o” è al posto della lettera “a”,  se ci metti una lettera in più,   se ci metti una lettera in meno,   se inverti le lettere,   se le sillabe sono stravolte,  se non riesci a scrivere in corsivo le lettere maiuscole,   se non riesci a collegare i fonemi nella lettura,   sono i sintomi di una dislessia di grado medio.
  • Dislessia di grado severo.    Se non ce la fai a scrivere in corsivo,  ma riesci meglio a scrivere in stampato maiuscolo.   Se le righe ti sembra che si spostano e si muovono e si intrecciano.  Se non ce la fai a leggere i fonemi,  se non riconosci le lettere da sole,   sono i sintomi di una dislessia di grado severo.

Ma non ti preoccupare.    È il verso dello spazio che si intreccia.    Non è una malattia neurologica. Non sei malato.    La causa è una buona notizia.    È perché  sei predisposto all’arte, alla musica, pittura, alla scienza, alla chimica, alla fisica, alla matematica, alla meccanica.     Sei nato,   pittore, scultore, musicista, scienziato, medico, fisico, chimico, matematico, meccanico.

 

 Dislessia.  La causa.

I due emisferi.

Il cervello è diviso in emisferi.  In due parti.   Emisfero destro ed emisfero  sinistro.    Ma non sono uguali.   

  • Nel  destro   ci sta il pensiero pratico.   Il pensiero che passa attraverso le immagini e le cose concrete.
  • Nel  sinistro   ci sta il pensiero verbale.   Cioè il pensiero che passa attraverso le parole.

In ogni mezza parte del cervello, ci stanno in modo principale quelle funzioni. Ma ci sta anche la riserva delle altre funzioni che stanno nella parte opposta. La parte in mezzo, le collega e le unisce.

 

Emisfero dominante.

 

 

 

Ma una delle parti è più forte dell’altra. Si chiama dominante. Cioè domina, comanda sull’altra. E più potente. Più forte. Più sicura. Veloce. La dominanza è ereditaria.  L’altra parte si chiama recessiva.   È meno forte.  È meno veloce.  E fa più fatica.

  • Se è dominante la parte destra, la persona è predisposta al pensiero pratico o intelligenza pratica.  Pensa in modo pratico. Il pensiero si esprime meglio con le immagini, con i suoni, con le cose che si toccano, che si smontano, che si dividono e si ricompongono.    È  predisposta a livello genetico ed ereditario,   ad essere:  pittore, scultore, musicista, scienziato, medico, ingegnere,  fisico, chimico, matematico, meccanico.
  • Se è predominante la parte sinistra, il pensiero è verbale e passa meglio attraverso le parole. La persona è più portata a scrivere, a leggere, raccontare, esprimere con le parole.   È portata ad essere letterato, scrittore, oratore, giornalista, avvocato, poeta.

 

Mancinismo corretto.

 

 

 

Ma le due parti non comandano la stessa parte del corpo.    L’emisfero destro  del cervello non comanda la parte destra del corpo.     Ma  comanda  la parte sinistra del corpo.    E l’emisfero sinistro del cervello non comanda la parte sinistra del corpo.  Ma  comanda  la parte destra del corpo.       Vanno a  “X”.

Per questo, se è dominante la parte destra del cervello,   la persona è mancina,   e usa la mano sinistra, il piede sinistro, occhio sinistro.     Ma il mancino non è sempre è così definito e netto.    A volte si può essere mancino in forma lieve o molto lieve, o media.  Per cui non sempre si nota.     E può essere corretto e portato a scrivere a destra.   Oppure è il bambino stesso che si auto corregge e per imitazione tende a scrivere con la mano destra.

Il mancino corretto in forma lieve, in forma meno severa, o in forma severa,  è la causa della dislessia.  La causa dello spazio che si sposta e si capovolge.

 

Il verso dello spazio.

In natura le mani si muovono aprendosi. La destra si muove da sinistra a destra. La sinistra si muove da destra a sinistra.    Ecco i due versi naturali:

  • verso della destra:    dall’alto in basso,    da sinistra a destra,   cerchio antiorario,
  • verso della sinistra:   dal basso in alto,    da destra a sinistra,    cerchio orario.

Verso della mano destra            Verso della mano sinistra

 

 

 

 

 

 

 

 

Dislessia nella scrittura.

Ma la scrittura e la lettura hanno solo un verso.  da sinistra a destra.      Il contrario del verso  del mancino corretto.     Se un bambino è mancino corretto e scrive con la destra,   il verso dello spazio si scontra.   E si intreccia.    Nella mente parte preciso e giusto.    Ma quando la penna tocca il foglio,  il verso si sposta e si capovolge.  Scivola.  La penna si muove, come sul ghiaccio.    Così succede alla zampetta della lettera “a”,   che dal basso scivola in alto,  e diventa una “o”.

Ecco le note più frequenti:

 

La difficoltà è quando  al verso dell’alto verso il basso, si unisce quello da destra sinistra. Come per esempio nelle lettere maiuscole in corsivo. 

Note dislessiche.

  • Inversioni.  Una lettera al posto di un’altra. Esempio la “o” al posto della “a”.   O inversione di un fonema:   te = et.
  • Omissioni: una lettera che manca.   parola = prola
  • Intossicazioni sillabiche.    La sillaba è cambiata.  Stra  = star.

 

Dislessia di grado severo. 

La dislessia di grado severo esiste solo in assenza di disturbi visivi.  E in assenza di disturbi disprassici costruttivi o ideo-motori.    Dislessia di grado severo, determina una difficoltà rilevante di scrivere in corsivo.   Scrivere in stampato maiuscolo, risolve il problema.  Perché lo stampato è più definito, è il verso è più chiaro, e non si confonde.  Ha problemi a scrivere anche con le righe. Un bambino dislessico di grado severo un giorno mi ha detto:  “All’inizio vedo le righe che stanno ferme.  Poi quando comincio a scrivere le righe cominciano a muoversi e si spostano. E vanno una sopra l’altra,  e io non so più dove scrivere. E il foglio diventa grigio”.  I  ragazzi  nelle medie, scrivono con lo stampato minuscolo e solo così riescono a superare il problema e a non sentirsi condizionati o impediti a esprimere il proprio pensiero.

 

Dislessia e  matematica.

Il mancino corretto,  a causa del verso  opposto,  che va  da destra a sinistra,  scrive:

  • i numeri a specchio.
  • Inverte i numeri.   45 = 54.
  • Inverte i simboli delle operazioni.  La +  si sposta, si gira, e diventa  la  X.  La più diventa una per.
  • Difficoltà a mettere in colonna.
  • Difficoltà nelle operazioni. L’addizione e la sottrazione, con il riporto, implicano il verso da dall’alto verso il basso, per calcolare,   e il contrario, dal basso verso l’alto.
  • La moltiplicazione. Ancora più complessa. Perché una volta che il verso è stato acquisito dall’alto verso il basso, richiede il verso dal basso verso l’altro. E poi da destra verso sinistra.
  • La divisione è l’operazione più difficile. Perché richiede il verso da destra verso sinistra, e da destra verso il basso. Quindi si intrecciano tutti i versi. Quindi non è la capacità di capire l’operazione, ma è la difficoltà di capire il verso preciso.
  • Le espressioni algebriche, diventano ancora più complesse, perché implicano dei calcoli interni, e calcoli esterni.

 

 

 

 

Dislessia e lettura.

La dislessia nella lettura,   è dovuta al verso.  IL  mancino corretto ha  il verso da destra a sinistra.  E la scrittura è da sinistra a destra. 

Quando il mancino corretto legge,   vede le lettere a specchio.    E ogni volta le deve rimettere al posto giusto.    Le deve rigirare, per leggere bene   . Fa il doppio del lavoro e non sempre è sicuro che è fatto bene.     Per questo ci mette più tempo.   Legge più lentamente e con fatica.    E con un forte senso di incapacità e di frustrazione.

           Verso della mano destra                      Verso della mano sinistra e del mancino corretto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per questo non riesce leggere veloce.   Se viene sgridato punito o deriso, la situazione peggiora. Se viene capito, aiutato e compreso, ce la fa ad impostare in modo automatico la lettura.

La comprensione del contenuto  è scarsa.   Perché tutta la concentrazione  viene usata per aggiustare le lettere che si sono capovolte,   e ne rimane poca per concentrarsi sul contenuto.

 Per questo il dislessico riesce ad apprendere meglio, quando sente un concetto a voce.   Quando una lezione passa attraverso la voce dell’insegnante.   O da una spiegazione orale, o da qualcuno che legge per lui.    Solo così riesce a concentrarsi solo sui contenuti.

 

 

 

 

 

Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

© Gennaio 2022 Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel 2009, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge


Dislessia e cura.

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Dislessia e cura.

 

Come si cura la dislessia.

A scuola.

Prima bisogna levare il sentimento di incapacità e di inadeguatezza,  che blocca ogni recupero.  Dire al bambino che non è malato. Che ha un problema di spazio che si può aggiustare. E che succede perché è un artista o uno scienziato vero.   Ci è nato.

Scrittura.

  • Scrivere lentamente.    Il più lentamente possibile.   Così ha  il tempo per riportare lo spazio e le lettere al posto giusto.
  • Non chiamiamoli errori,  ma scivolate.   È lo spazio che scivola e la penna si muove come sul ghiaccio.
  • Dire di rileggere quello che ha scritto,  per trovare le scivolate da solo.
  • Usare la penna cancellina. Così può cancellare le scivolate da solo. E non ha l’angoscia di vedere le macchie e i buchi sul foglio. Macchie che lo disonorano.
  • Usare penne roller. Il dislessico ha un disturbo della pressione. Preme in modo eccessivo. Per poter controllare meglio la penna. E si stanca facile con una pena normale. Meglio la penna che scivola sul foglio, così si stanca di meno. Una pena roller. Oppure la stilografica per i ragazzi. Ma il pennino deve essere arrotondato con una limetta. Se non si fa,  si impunta sul foglio e non scorre.

Lettura.

  • Dare tempo.  Non chiedergli di leggere veloce.
  • Farlo leggere piano e bene.   E poco. Non troppo testo. Non ce la fa.
  • Segnare con un colore le singole parole da leggere.  Oppure segnare tutta la riga da leggere.
  • Tenere una riga di plastica,  in mano,   per mettere in evidenza la riga da leggere e nascondere quella successiva.
  • Legge per lui  un’altra persona.  E lui ripete.
  • Legge le immagini e disegni.

Matematica.

  • Usare quaderni con quadretti grandi.
  • Segnare con una riga colorata la colonna verticale. Nelle operazioni segnare con un colore la riga orizzontale e con un altro colore la riga verticale.
  • Fare la divisione con la sottrazione.   Usare i simboli o oggetti per spiegare la divisione.

 

A casa.

La scrittura si basa su tre pilastri.

  • La prensione. =   Prendo la penna con le tre dita.
  • La pressione.  =   Premo la penna sul foglio.
  • Orientamento e direzionalità.  =   E la oriento in una direzione.

Sono tre   funzioni ideo-motorie e spazio-temporali    che sono alla base della scrittura  e la sostengono. E la tengono.    Se la tengono bene, la scrittura va bene.     Se vacillano, se tremano, se sono rovinate, se sono scoordinate,   la scrittura non scorre bene.

Per curare la scrittura, dobbiamo andare alla base e rinforzare i pilastri che la reggono.   Una volta che abbiamo rinforzato e riparato  i tre pilastri,  come in un ponte,   allora la scrittura  ci può passare sopra.   E scorre bene.

Ecco gli oggetti che riparano i tre pilastri.   Da usare con la mano che  il bambino  usa meglio.   La destra per il mancino corretto.  La sinistra per il mancino puro.    Oggetti che fanno parte di giochi semplici, facili,

 

Cacciavite.

  • Prensione. =   Prendo il cacciavite con le tre dita che uso nella scrittura.
  • Pressione. =   Lo premo sulla vite.
  • Orientamento.  =  Lo giro.  A destra per avvitare e a sinistra  per svitare.  Il verso è sicuro,  preciso, deciso.    E non cambia mai.
  • Gioco. Meccano di ferro.    Per i piccoli il meccano di legno.    Ha tante piccole sbarre di ferro,  con i buchi,  per infilare le viti.  E anche i dadi  che servono per tenerle ferme.  Quindi al lavoro del cacciavite,  si associa la prensione e la pressione dell’altra mano, sul dado da tenere fermo.   Si può costruire qualunque cosa con l’aiuto di un adulto.  Si attiva anche la creatività e il sentimento.

 

Forbice.

 

  • Prensione.  =  La prendo con le tre dita,  che uso nella scrittura.
  • Pressione.  =   La premo,   per tagliare.
  • Orientamento.  =   La oriento in una direzione.  Le tre funzioni vanno insieme. Si coordinano. E si ordinano.
  • Gioco.  Tagliare carta, cartone, stoffa.  Collage.  Tagliare la carta.  Tagliare sagome facili e poi figure dei giornali. Da incollare in un collage.    Tagliare sagome per fare vestiti delle bambole.     O gli scudetti della squadra del cuore.

 

Mattoncini a incastro.

  • Prensione. =  Prendo un mattoncino con le tre dita.
  • Pressione =   Lo premo per farlo incastrare sugli altri.
  • Orientamento. =  Lo oriento nello spazio e in una direzione.
  • Gioco. Lego.   Mattoncini piccoli,  per costruire qualunque cosa.   Attiva la capacità creativa, l’organizzazione spazio-temporale.  La capacità  ideo-costruttiva.  E la capacità prassica.

 

Puzzle.

  • Prensione =    Prendo un pezzo,  con le tre dita.
  • Pressione. =   Lo premo  per incastrarlo,  dentro un altro.
  • Orientamento  =  Lo metto nel posto  giusto,   per comporre il disegno.  Migliora l’organizzazione spazio-temporale e ideo-motoria.  E la capacità  ideo-costruttiva.
  • Gioco. Puzzle di cubi grandi.  Con nove cubi a sei facce diverse, per comporre un unico disegno. Puzzle con pezzi minuscoli  per comporre un disegno grande.  Puzzle con piccoli pezzi per comporre una costruzione in 3D.  Castello.  Torre.  Casa.

 

Disegnare.

  • Prensione. =   Prendo la matita colorata o il pennello,  con le tre dita.
  • Pressione. =  Lo premo sul foglio.
  • Orientamento.  =  Lo porto nella direzione che mi serve.
  • Gioco. Colorare con matite per riempire una forma.  Colorare a ruota libera. Colorare un disegno già fatto. Colorare un disegno spontaneo.   Dipingere. Con pennelli e con colori a tempera, su fogli grandi.    Attiva non solo la organizzazione spazio-temporale e la capacità ideo motoria,  ma anche la creatività, l’intuizione, e l’immaginazione.   E la capacità rappresentativa.      Ma serve anche a esprimere emozioni e tensioni che vengono simboleggiati nelle figure disegnate.

 

Plasmare.

  • Prensione. =  Prendo un pezzo di das con le tre dita.
  • Pressione.  =    Lo premo,   per staccare e attaccare il pezzo.
  • Orientamento.  =  Lo aggiungo,   in una direzione precisa.
  • Gioco.   Plasmare Das o creta.   Migliora  la prensione e la pressione.   Perché le dita fanno un lavoro intenso.   Migliora la capacità ideo costruttiva e prassica  e spazio-temporale.  Creatività e rappresentazione mentale.   Ma ancora di più attiva le emozioni.   Il piacere del rapporto con la materia che si plasma che si modella nelle mani.  E diventa quello che era nella mente.   Castello di sabbia.  Pista sulla sabbia. 

 

Palline.

  • Prensione.  =  Uso le tre dita della scrittura per tirare la pallina.
  • Pressione.  =  Premo l’indice o il pollice,  per tirare la pallina e dargli la velocità.
  • Orientamento.  =  Oriento le dita nella direzione in cui deve andare la pallina.
  • Gioco. La pista da corsa   scavata  nella sabbia  e palline grandi di plastica che rotolano nel percorso e sulle curve.  E che rappresentano i ciclisti che corrono sulla pista. O le macchine da corsa.    Rinforza la pressione in modo preciso.  E la coordina alla direzione.  E si associa al piacere di vedere la propria pallina,  scorrere sulla pista e sulle curve. E superare le altre.  Gioco delle biglie di vetro.

 

 

Bocce.

  • Prensione. =  Prendo la boccia con le tre dita.
  • Pressione.  =  Premo per dare forza e velocità.
  • Orientamento.  = Lancio nella direzione giusta.
  • Gioco. Bocce piatte di plastica, da usare a casa. Bocce rotonde di plastica, da usare fuori.  Tirare la boccia vicino al pallino,   migliora la coordinazione,  la pressione  e l’orientamento.  E migliora l’organizzazione spazio-temporale.    E il gusto di vedere la propria boccia sbocciare un’altra.   E vincere.

 

Palla.

  • Prensione.  = La prendo con le dita.
  • Pressione.  =  La premo,  per tirare.
  • Orientamento.   =   La mando  nella direzione giusta.
  • Gioco. Birilli  da abbattere,  con una palla rotonda.   Gioco della pallacanestro.  Gioco pallavolo. Gioco del calcio.  Gioco del biliardino.

 

Campana.

  • Prensione.  =  Prendo  un oggetto con le tre dita.
  • Pressione.   =   Lo tiro,   nella casella giusta.
  • Orientamento.  =  Mi muovo con tutto il corpo,  in una direzione.
  • Gioco della campana. Tutto il corpo partecipa. Non solo la mano. Tutto il corpo entra in uno spazio definito.   E si sposta in uno spazio preciso.    Se si toccano i confini,   ci sta una penalità.  Ma l’errore diventa accettabile.   E viene  vissuto come probabilità,   e non come una sconfitta.

 

 

Battagla navale.   

  • Prensione. =   Prendo la nave.
  • Pressione. =   La premo per incastrarla. 
  • Orientamento =    La metto nel posto giusto.   Nel quadrato giusto.
  • Il quadrato ha la stessa impostazione della tabellina numerica.
  • Gioco.  Battaglia navale.  Battaglia aerea.  Con navi e aerei da inserire e da affondare.  O anche disegnata sui quadretti  di un quaderno.    Il verso va sempre nella stessa direzione precisa e stabile.  dalll’alto verso il basso e da sinistra a destra.   E si incontra in modo chiaro,  sempre nello stesso modo.  E diventa automatico.    Ottimo per una definizione corretta e stabile della direzionalità.   

 

Scacchiera. 

  • Prensione. =   Prendo il pezzo della dama.
  • Pressione. =   Lo metto sulla scacchiera.
  • Orientamento. =   Lo oriento nel quadrato giusto.  
  • L’orientamento sui quadrati della scacchiera, è simile a quello dei numeri sui quadretti del quaderno.  
  • Gioco.  Dama. Scacchi.   L’orientamento nello spazio diventa chiaro e preciso.  E si muove in modo stabile, avantii e indietro e in obliquo.  E ogni pezzo ha un suo movimento preciso.  Re, Regina, cavallo, torre, alfiere.  

 

 

Soldatini.

  • Prensione.  =  Prendo con le tre dita un personaggio.
  • Pressione.  =  Lo metto in una posizione.
  • Orientamento.   =  Gli do un posto.  Un verso e una direzione. Che poi cambio.
  • Gioco dei soldatini.    Di due eserciti diversi.  Che si affrontano e si scontrano.    Attiva la capacità spazio-temporale.  Non solo lo spazio, ma anche la successione temporale.    Permette di attivare un pensiero analitico, con i particolari.   E un pensiero sintetico che organizza l’insieme.   Gioco dei cavalieri.   In un castello re e regine cavalieri si affrontano si scontrano e vincono.   Gioco dei cowboy e degli indiani.  Con carovane spostamenti e difese.   Le emozioni vengono così rappresentate.   Si possono scaricare.  E controllare.

 

 

Ago.

  • Prensione.  =   Prendo l’ago,   con le tre dita della scrittura.
  • Pressione.   =   Lo premo,  per infilare.
  • Orientamento.   =   Lo passo nella stoffa,  e lo riprendo.
  • Gioco.   Cucire i vestiti delle bambole.  Costruire una bambola di pezza, con i tessuti della lana. Insieme alla nonna.   Attiva emozioni ed affettività.  E la capacità simbolica emotiva.

 

 

 

Giochi da tavolo.

  • Prensione.  =   Prendo i dadi con le tre dita.
  • Pressione. =     Tiro i dadi.
  • Orientamento.   =    Oriento il segno sulle caselle,  in una direzione.
  • Gioco dell’oca.   Tutti i giochi con i percorsi.   Monopoli.

 

 

 

 

 

 

 

Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

© Gennaio 2022 Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel 2009, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge


Il Metodo di pensiero

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Educare al pensiero.     Lo trovi nei titoli a destra,  in tutti i passaggi.

 

                    Metodo di pensiero.

Come si fa a pensare.      A mettere a fuoco.  A mettere in chiaro.  A mettere in ordine.     Ad avere chiaro.      Quello che si deve dire o si deve fare.   Facile da ricordare.     Anche per gli studenti.

 

  • Che cosa. 
  • Il fatto.   Il fatto preciso. Concreto.    Quello che è successo.    Cosa è avvenuto.
  • Chi.
  • Chi è il protagonista principale.   E chi sono i secondari.
  • Dove
  • Dove è successo.      In che posto.   Cosa ci sta intorno.   A quale altro posto  è collegato.
  • Quando.
  • Quando è successo.     In che momento.   Cosa è avvenuto   prima.  E cosa avviene  dopo.
  • Come.
  • Come è successo.     In che modo.   La dinamica.
  • Perché.
  • La causa.       Il motivo.  L’intenzione.    Cosa ha spinto. Cosa ha provocato.   Cosa ha scatenato.

 

Per gli studenti.       Con ogni argomento    (di storia o altro)  ci fai   lo schemetto scritto.      A sinistra la domanda,  e a destra la risposta.       Lo metti in ordine in questo modo.    E te lo ricordi facile.

 

 

Pensare completo.

Ma se vuoi capire fino in fondo.   Se vuoi andare a fondo.      Guarda in fondo,  quello che non appare.   Quello che non si vede.

 

  •  Chi  vero
  • Chi lo vuole.    A chi giova.  Chi ci guadagna.   A chi serve.    Il vero protagonista,   chi è.
  • Da quanto tempo.
  • Da dove è cominciato.    Da dove è partito.  Da quanto tempo. Da dove è venuto.    Cosa lo ha preparato prima.  Cosa lo ha impostato prima.  Cosa lo ha provocato prima.     E prima ancora.
  • Con chi.
  • Di chi si serve.    Con chi si allea.  Chi sta con lui.  Chi lo appoggia.  Chi lo segue.    Chi  usa.
  • Con che cosa.
  • Di cosa si serve.    Con che cosa lo fa. Con che cosa lo porta avanti.     Che cosa  usa.
  • Perché.
  • La causa vera.    Cosa lo spinge.  Cosa lo porta.  Cosa ci sta veramente dentro.
  • Lo scopo.
  • La meta. Il fine.   Dove vuole arrivare. A cosa vuole arrivare.  Cosa vuole veramente fare.    La meta intermedia.  E la meta finale.

Con questo metodo,   ce la fai.      Non solo a scuola.   Ma anche nella vita.   E diventi capace di pensare.   Ma anche capace di vivere.

 

 

 

 

 

 

 

Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

© Gennaio 2022 Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel 2009, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge

 


Il metodo Pollicino

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   Il metodo Pollicino.

                Terapia psicologica per malati di Alzheimer e atrofia cerebrale.     Su base analitica.           Semplice. Pratica. Concreta. Si può fare a casa o in  Istituto.      Metodo nuovo, efficace e gratuito,  ideato dalla  dr.ssa Vallorani Maria Grazia, psicologo-psicoterapeuta.

 

Come Pollicino.

La mente, come Pollicino, viene portata in un territorio sconosciuto, in un bosco, in un ambiente non-familiare. E sa che si può perdere. Più va avanti, e più c’è il rischio di non riuscire a ritrovare la strada. E c’è il rischio di perdere se stesso.

Come Pollicino, la mente può seminare delle briciole. E poi può farsi aiutare dalle briciole, per ritrovare la strada. E per ritornare a casa. E ritornare in se stesso.

Ogni briciola è concreta. È un segno pratico. È un pezzo di sé, che aiuta a ricostruire la figura intera. Un pezzo di sé, che si collega con la parte più profonda. La parte inconscia.

È il ricordo inconscio, che rimane ed è rimasto, che può riattivare il ricordo mentale. Il ricordo inconscio fa da molla, da motore, da spinta, e muove e attiva e riattiva la sfera cognitiva.

Non riattiva solo il ricordo, ma anche tutto ciò che è associato a quel ricordo. Tutto ciò che è collegato. Quindi aziona uno schema coordinato, che, a sua volta, richiama altri ricordi e altri schemi.

Le briciole.

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Le briciole, devono essere concrete. La malattia ha fatto regredire la mente a stadi evolutivi primari (ai primi mesi di vita), e allo stadio delle operazioni mentali concrete. Sono necessarie quindi cose concrete, che si possono vedere, toccare, sentire. Che hanno una forma, un peso, un colore preciso.

 

 

       Briciola mentale.        e     Briciola   concreta.                                    

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  1. Chi sono io.                                    
  • Album di foto della propria storia. Con la propria foto grande in copertina. E tutte le foto in ordine di tempo, dalla nascita ad oggi. Foto reali o copie di altre foto, stampate con computer e ingrandite.   Sotto ogni foto un nome,  che dice chi è. Dove stava. Quando. Come.
  • Video di sé. In un DVD e la propria foto sulla copertina. È la persona malata che parla di sé. Che dice quello che conta per lei. Quello che le sta a cuore. Quello che vuole passare ai suoi nipoti.

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  1. Dove sto.
  • Un biglietto, una foto, un pulsante, al collo. Una cosa che porta addosso, che aiuta gli altri a sapere dove abita. E a lui, a riconoscere il posto dove deve tornare. Se si perde.
  • Un indicatore digitale, piccolo come una moneta, come per  ritrovare l’auto, che permette ad una APP di ritrovare dove sta. O una APP che segnala a livello vocale, dove deve andare.

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  1. Chi è la mia famiglia.
  • Album di foto della famiglia intera, in copertina. Dentro le foto di tutti i parenti, e sotto il nome.
  • Video in DVD. Ogni famigliare si presenta e dice chi è.
  • MP3 con voci dei parenti, dei figli e dei nipoti, che parlano al nonno e gli dicono che gli vogliono bene. E suoni di casa, familiari.

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  1. Le mie cose.
  • Scatola con dentro dei ricordi personali. Pezzi di cuore. (Spille, biglietti, lettere, regali, fiori, profumi…).
  • Video in DVD della propria casa, della camera e degli oggetti che ama, e che ha amato.

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  1. I miei amici.
  • Album di foto degli amici. Con foto e nome.
  • Video in DVD. Si presentano gli amici e salutano. E ricordano alcuni fatti vissuti insieme.

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  1. Le mie canzoni.
  • MP3 in Dvd, o in Usb, o Ipod, da sentire con le cuffie. Da soli o in compagnia. Canzoni anni 20-30, o classica, per rilassarsi.

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  1. I miei cibi.
  • Album con le immagini dei cibi preferiti. Le ritaglia la persona, e le incolla lei, come le figurine.
  • Disegno del cibo.
  • Cucinare insieme un’altra persona.
  • Gioco del cuoco. Cucinare con le immagini. Cosa ci va? Cosa ci metto?

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  1. I miei vestiti.
  • Gioco del vestire una bambola.
  • Immagini  di vestiti da mettere a una figura che corrisponde o assomiglia a sé.

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  1. I miei colori.
  • Colorare una figura, una forma scelta.
  • Dipingere con le dita o con il pennello.
  • Incollare pezzi di immagini.
  • Collage. Disegnare con i pezzi di giornale che sono stati ritagliati dal paziente, e incollati.

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      10. Dove voglio andare.

  • Tutti in vacanza. Viaggiare con gli occhi e con il cuore. Con Internet, collegato a un monitor tv, vengono proiettate le immagini del posto scelto. (Mare, montagna, città,…) Con il video di YouTube, o Google Maps.
  • Viaggiare nello spazio. Con i video di YouTube o Internet, proiettati su una tv. Si va a Parigi, a Londra, in America, in Australia, a Roma, chiese, santuari, musei…….
  • Viaggiare nel tempo. Video dei tempi passati. Video dei fatti accaduti. Filmati di YouTube, proiettati sulla tv.

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11.  Cosa mi piace fare.

  • Giocare a carte.  Bocce. Lavorare i campi, cantare, ballare, suonare, pregare. Farlo insieme ad altri.
  • Video di altri che lo fanno. Come una proiezione di sè. Con video di YouTube proiettati sulla tv.
  • Mimare quel gesto insieme ad altri, come esercizio motorio.
  • I più gravi, lo fanno con le mani soltanto.

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Musicoterapia.

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  1. Si sceglie una canzone che piace a tutti. Anni 20-30. Con un ritmo facile e chiaro. (Esempio: “Arrivano i nostri a cavallo di un caval”)
  2. Si danza in modo spontaneo.
  3. Si anima la canzone. Si canta e si muovono le braccia con i segni che corrispondono al contenuto. Come fa la guida, davanti a loro. Come i bambini dell’asilo, con la maestra.
  4. Si suona con il proprio corpo. Si batte il ritmo della canzone con le mani prima, con i piedi poi, e alla fine con le mani con i piedi. Si usa il corpo, come una batteria.
  5. Si suona con le cose. Si batte il ritmo su un tavolo o con due cose tra di loro, o più cose a scelta. Si fa una batteria.
  6. Ogni volta una canzone diversa. A scelta di tutti.

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Terapia del gioco

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Più la malattia è grave, e più è forte la regressione alle fasi primarie dello sviluppo (primi anni di vita).

Giochi.  Tipici della fase evolutiva,  dai  2  ai  5 anni.

  • Costruzioni medie. Lego o in legno.  Come nella scuola materna. Documentare con foto, per vedere evoluzione. Stimolo motorio. Stimolo ideativo. Attiva la capacità operativa mentale di associazione, confronto, seriazione,  con le forme, i colori, la qualità e la quantità. Stimolo emotivo. Decide la persona cosa fare, come fare, quando e perché. E quello che costruisce è una parte di sé ideativa, ma anche emotiva. È un pezzo di cuore, che viene fuori. Che vive ancora. Che c’è ancora.
  • Puzzle grandi. Puzzle di favole. In sequenza spaziale e temporale.  Puzzle  di immagini del proprio viso o di una persona cara, che può ricostruire.
  • Gioco della casa. In una scatola, ci sono oggetti in miniatura, tipici di alcuni ambienti interni della casa (cucina, camera da letto, bagno, salotto). Deve ricostruire l’ambiente, e metterli come vuole, con i personaggi. Memoria del vissuto.
  • Gioco del mondo. In una scatola ci sono oggetti in miniatura, tipici di ambienti esterni. (Mare, montagna, giardino, bosco, alberi, treno, macchina, nave,…) Con i personaggi in miniatura. (operaio, vigile, …). Anche ambienti storici (castello, cavalieri, pirati, guerra, indiani). Costruire una scena.
  • Gioco della fantasia. In una scatola ci sono oggetti che ricostruiscono ambienti di favole e personaggi delle favole. I pazienti riproduce la favola dall’inizio alla fine.    Memoria,  organizzazione spazio-temporale. Operazioni mentali concrete e rappresentative.
  • Farsi insegnare dai bambini come si gioca.  Relazione  significativa.  
  • Giocare con loro.     Relazione emotiva.

 

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Terapia del cuore.

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  1. Amore per sé. Prendersi cura di sé.
  • I  propri spazi.  Mettere a posto le proprie cose, con l’aiuto di una persona (fare letto, preparare i vestiti, lavarsi).
  • I  propri tempi.  Immagini associate per ricordare cosa fare. Mattino: immagine dell’alba (un sole che nasce), davanti a un’immagine di caffè, vestiti, doccia. Pranzo: immagine del sole in cielo, davanti a un’immagine di pastasciutta, pollo con patatine. Cena: immagine della luna, in un cielo celeste. Davanti a un’immagine di minestra. Notte: l’immagine del cielo blu scuro, con le stelle. Davanti a un’immagine di un letto. Dormire.

 

  1. Amore per gli altri.
  • Coppia di amici. Due malati che si aiutano a vicenda. Che si prendono cura l’uno dell’altro. Come fratelli. Una nuova famiglia.
  • Fare esercizi insieme.  In cerchio.  per potersi guardare. Per rispecchiarsi nell’altro.  Per vivere l’altro. 
  • Fare un’attività personale insieme (mettere a posto, preparare la tavola)
  • Giocare insieme (con i giochi da tavolo).
  • Guardare insieme dei film comici.     
  • Ridere insieme.   Con scenette rappresentate. Burattini. Patch Adams.                                   

 

  1. Amore di Dio.
  • Messa. Sacramenti. Parlare dell’anima. Si attiva l’anima. Si muove l’anima. Riprende forza. Non è più ferita. Non è più malata. In un posto, non c’è più la malattia. È stata vinta la malattia.   C’è una parte di sé, sana. 
  • L’Unzione degli infermi. Lo Spirito Santo dà la forza all’anima, al cuore, e anche al corpo. Si placa il dolore e il sentimento di morte.  La croce personale, diventa parte della croce del Figlio di Dio. In lui e con lui, quella croce acquista senso e significato.  Salva il mondo.    La persona malata  torna ad essere utile.   Essenziale. 
  • Si prepara alla vita.  Non  alla morte. Ma alla vita vera. A quella che viene dopo.  Nella gioia e nell’Amore di Dio. E dei suoi cari. Per sempre.

 

 

 

 

 Dr.ssa Maria Grazia Vallorani. 

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