6-10 anni. Stadio della scolarizzazione

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 6-10 anni. Stadio della scolarizzazione. 

La scuola dell’obbligo.

 L’impatto con la scuola dell’obbligo segna l’inserimento e l’impegno nel sociale. Ora è obbligatorio il distacco dalla famiglia e il confronto con persone estranee.  Questa è sentita dal bambino come una separazione  più netta dalla famiglia e la fine di una fase costellata dal gioco e dalla spontaneità, la fase dell’infanzia. Prima c’era il piacere, il gioco e qualche norma, ora c’è il dovere, l’impegno, lo sforzo di imparare cose nuove, in un modo nuovo, con persone nuove. Ora è obbligato a confrontarsi con l’esterno e a far riferimento a questo per le sue difficoltà.

 Se non è avvenuta prima una separazione dall’unione totale con la madre, se il bambino è stato sempre protetto dalle prove esterne, se non ha frequentato regolarmente la scuola materna, si troverà male e soffrirà molto per questo inserimento che viene vissuto come strappo e violenza. L’angoscia per l’abbandono e la incapacità di adattarsi al nuovo ambiente sono espressi dal bambino con sintomi psicosomatici, vomito, mal di testa, malattie, oppure con comportamenti aggressivi o depressivi. Vivrà la scuola e gli insegnanti come estranei che pretendono cose e norme che lui non vuole e che rifiuta con la mente e con il corpo.

 La capacità di superare questa angoscia dipende da come i genitori la vivono dentro di sé. Se il distacco che stanno vivendo anche loro, è vissuto inconsciamente come negativo o come violento e in profondità non viene accettato, il bambino sentirà aggravare la sua angoscia e il timore di non farcela.

Se invece i genitori, anche se soffrono per il distacco, vivono l’inserimento come una tappa importante della sua vita e ne gioiscono profondamente, allora il bambino li sentirà i vicini anche a scuola, anche quando non ci sono, perché lì è il loro pensiero ma anche il loro cuore e sentirà che la propria angoscia è contenuta e trasformata.

 Sentire i genitori vicini nella dinamica della crescita,  orientati in avanti, sentire che si fidano di lui e tifano per lui e desiderano la sua autonomia, lo aiuta ad avere meno paura, ad affrontare le situazioni nuove e particolarmente ad avere fiducia in se stesso e in quello che fa.

 Nel nuovo ambiente farà l’esperienza del gruppo dei pari e si potrà quindi rispecchiare e confrontare con quelli che hanno la sua stessa età e le sue paure e le sue difficoltà. Rispecchiarsi gli permette anche di riflettere su di sé e sugli altri, imparando le differenze, vivendo le emozioni, condividendole con gli amici. Farà l’esperienza di far riferimento ad un adulto estraneo alla famiglia, ma che ha le funzioni parentali di comprendere, di spiegare, di sostenere ma anche di dare norme e compiti. Sono persone nuove che determinano nuovi modelli di identificazione.

  

Fase della latenza.

 Questo è lo stadio dell’impegno  dell’apprendimento. Ora deve imparare a dirigere l’attenzione verso un fine preciso e  gestire la sua istintività che lo distrae. Ora si attivano tutte le sue capacità cognitive, comincia ad apprendere e scopre che è capace, che ci sono dei risultati che attestano le sue capacità e che può mostrarli agli altri.

 Scoprire che i problemi, che all’inizio sembravano insormontabili, si possono affrontare piano piano, con pazienza fino ad arrivare alla conquista di un traguardo è quello che lo rende felice, ma gli insegna  anche come va la vita. Cioè che nessuna cosa vera e importante si attua di colpo, senza fatica e senza tensione, ma che è necessario un percorso paziente e laborioso e che solo questo dà la sicurezza e la stabilità del risultato. Impara che ogni problema non è mai tanto grave da non poter essere affrontato con calma, con il tempo e con l’impegno quotidiano. Impara che le sue capacità non sono immediate come i super-eroi, ma che hanno bisogno di essere nutrite ogni giorno e accettate e amate dagli altri e da lui stesso per primo.  La conoscenza infatti è anche un aspetto spirituale che aiuta a comprendere non solo i fatti, ma anche il senso delle cose, i perché, i come, i quando.

 Questo è lo stadio della latenza perché l’aspetto sessuale della fase fallica è andato in latenza,  si è nascosto, è andato sotto la soglia della coscienza, nell’inconscio. Latenza viene dal latino: latere = nascondersi. L’aspetto dell’interesse sessuale fallico è andato in profondità per far posto all’altro polo, quello spirituale, che ora domina e illumina questa fase della vita.   Il sentirsi capaci di capire infatti attiva anche il desiderio di capire il senso delle cose, l’origine delle cose, l’essenza, i valori; questi si stanno formando e costituiscono il naturale e più profondo interesse di questa età.

 È molto importante che i genitori si aprano a questi interessi e aiutino i bambini a coltivarli, cercando risposte insieme, percorrendo insieme la strada per approfondirli, imparando insieme a viverli e a sentirli con la parte più profonda di sé.

 

Crisi logico-morale.

 Come ogni stadio, anche in questo c’è la crisi che è logico morale. (Montecchi)  Il bambino ha  imparato nella sua famiglia quello che giusto e quello che è sbagliato, quello che si può e quello che non si può fare, quello che è bene e che è male; ha cioè un suo codice morale. Ora vive in un contesto nuovo con un codice morale nuovo e diverso dal suo. Si trova quindi a confrontarsi e a scoprire che quello che gli sembrava chiaro, sicuro, stabile, ora viene messo in discussione dagli amici e dalle nuove esperienze.

Si rompe quindi il vecchio ordine della fase precedente per far posto al nuovo; il vecchio ordine viene messo in discussione non perché non funzioni, ma perché si sta arricchendo di aspetti nuovi e si sta integrando e adattando ai vissuti e alle nuove esperienze.

  

I genitori.

 In questo stadio è prevalente il paterno. L’intervento del padre è fondamentale per aprire sempre di più il figlio al sociale. È il paterno che deve guidarlo all’aspetto culturale, insegnargli le cose, aiutarlo a capire, ma deve anche interessarsi e controllare il suo impegno scolastico.

È il padre che, quando appaiono gli interessi spirituali, di valore, dei perché delle cose, deve approfondirli insieme al figlio, diventando esso stesso un ricercatore insieme a lui, affiancato dalla moglie che apporta sentimento, intuizione ed emozione alla ricerca. E’ il padre che lo aiuta ad affrontare le relazioni esterne e che interviene con lui. E’ lui che gli spiega come funzionano le attività sociali, economiche, politiche, culturali e lo porta a conoscerle direttamente.

 In questo stadio continua la fase dell’identificazione sessuale che era iniziata con la fase edipica e che deve continuare con l’alleanza con il genitore del proprio sesso. Perché ci sia una vera apertura verso  l’altro sesso è molto importante solidificarsi, affermarsi bene nel proprio. In questa fase è importante che il padre  introduca il figlio in ambienti maschili, dove gli interessi del maschile, le tendenze, il modo di essere, di fare e di pensare, è collettivo.

Il collettivo è capace di intervenire in  modo intenso sulla personalità. Se poi al collettivo si aggiunge anche una ritualità, la forza di attrazione è ancora più potente. Basta pensare agli stadi di calcio o agli ambienti sportivi o militari.

La stessa cosa vale anche per la bambina da parte della madre. E’ lei che la deve introdurre in ambienti tipici del femminile, dove prevalgono i modi di essere e di pensare e di sentire di questo. Se poi sono caratterizzati da ritualità, i significati e le impressioni collettive si imprimono in modo indelebile.

 

 

 

 

 

Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

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