Dislessia e cura.

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Dislessia e cura.

 

Come si cura la dislessia.

A scuola.

Prima bisogna levare il sentimento di incapacità e di inadeguatezza,  che blocca ogni recupero.  Dire al bambino che non è malato. Che ha un problema di spazio che si può aggiustare. E che succede perché è un artista o uno scienziato vero.   Ci è nato.

Scrittura.

  • Scrivere lentamente.    Il più lentamente possibile.   Così ha  il tempo per riportare lo spazio e le lettere al posto giusto.
  • Non chiamiamoli errori,  ma scivolate.   È lo spazio che scivola e la penna si muove come sul ghiaccio.
  • Dire di rileggere quello che ha scritto,  per trovare le scivolate da solo.
  • Usare la penna cancellina. Così può cancellare le scivolate da solo. E non ha l’angoscia di vedere le macchie e i buchi sul foglio. Macchie che lo disonorano.
  • Usare penne roller. Il dislessico ha un disturbo della pressione. Preme in modo eccessivo. Per poter controllare meglio la penna. E si stanca facile con una pena normale. Meglio la penna che scivola sul foglio, così si stanca di meno. Una pena roller. Oppure la stilografica per i ragazzi. Ma il pennino deve essere arrotondato con una limetta. Se non si fa,  si impunta sul foglio e non scorre.

Lettura.

  • Dare tempo.  Non chiedergli di leggere veloce.
  • Farlo leggere piano e bene.   E poco. Non troppo testo. Non ce la fa.
  • Segnare con un colore le singole parole da leggere.  Oppure segnare tutta la riga da leggere.
  • Tenere una riga di plastica,  in mano,   per mettere in evidenza la riga da leggere e nascondere quella successiva.
  • Legge per lui  un’altra persona.  E lui ripete.
  • Legge le immagini e disegni.

Matematica.

  • Usare quaderni con quadretti grandi.
  • Segnare con una riga colorata la colonna verticale. Nelle operazioni segnare con un colore la riga orizzontale e con un altro colore la riga verticale.
  • Fare la divisione con la sottrazione.   Usare i simboli o oggetti per spiegare la divisione.

 

A casa.

La scrittura si basa su tre pilastri.

  • La prensione. =   Prendo la penna con le tre dita.
  • La pressione.  =   Premo la penna sul foglio.
  • Orientamento e direzionalità.  =   E la oriento in una direzione.

Sono tre   funzioni ideo-motorie e spazio-temporali    che sono alla base della scrittura  e la sostengono. E la tengono.    Se la tengono bene, la scrittura va bene.     Se vacillano, se tremano, se sono rovinate, se sono scoordinate,   la scrittura non scorre bene.

Per curare la scrittura, dobbiamo andare alla base e rinforzare i pilastri che la reggono.   Una volta che abbiamo rinforzato e riparato  i tre pilastri,  come in un ponte,   allora la scrittura  ci può passare sopra.   E scorre bene.

Ecco gli oggetti che riparano i tre pilastri.   Da usare con la mano che  il bambino  usa meglio.   La destra per il mancino corretto.  La sinistra per il mancino puro.    Oggetti che fanno parte di giochi semplici, facili,

 

Cacciavite.

  • Prensione. =   Prendo il cacciavite con le tre dita che uso nella scrittura.
  • Pressione. =   Lo premo sulla vite.
  • Orientamento.  =  Lo giro.  A destra per avvitare e a sinistra  per svitare.  Il verso è sicuro,  preciso, deciso.    E non cambia mai.
  • Gioco. Meccano di ferro.    Per i piccoli il meccano di legno.    Ha tante piccole sbarre di ferro,  con i buchi,  per infilare le viti.  E anche i dadi  che servono per tenerle ferme.  Quindi al lavoro del cacciavite,  si associa la prensione e la pressione dell’altra mano, sul dado da tenere fermo.   Si può costruire qualunque cosa con l’aiuto di un adulto.  Si attiva anche la creatività e il sentimento.

 

Forbice.

 

  • Prensione.  =  La prendo con le tre dita,  che uso nella scrittura.
  • Pressione.  =   La premo,   per tagliare.
  • Orientamento.  =   La oriento in una direzione.  Le tre funzioni vanno insieme. Si coordinano. E si ordinano.
  • Gioco.  Tagliare carta, cartone, stoffa.  Collage.  Tagliare la carta.  Tagliare sagome facili e poi figure dei giornali. Da incollare in un collage.    Tagliare sagome per fare vestiti delle bambole.     O gli scudetti della squadra del cuore.

 

Mattoncini a incastro.

  • Prensione. =  Prendo un mattoncino con le tre dita.
  • Pressione =   Lo premo per farlo incastrare sugli altri.
  • Orientamento. =  Lo oriento nello spazio e in una direzione.
  • Gioco. Lego.   Mattoncini piccoli,  per costruire qualunque cosa.   Attiva la capacità creativa, l’organizzazione spazio-temporale.  La capacità  ideo-costruttiva.  E la capacità prassica.

 

Puzzle.

  • Prensione =    Prendo un pezzo,  con le tre dita.
  • Pressione. =   Lo premo  per incastrarlo,  dentro un altro.
  • Orientamento  =  Lo metto nel posto  giusto,   per comporre il disegno.  Migliora l’organizzazione spazio-temporale e ideo-motoria.  E la capacità  ideo-costruttiva.
  • Gioco. Puzzle di cubi grandi.  Con nove cubi a sei facce diverse, per comporre un unico disegno. Puzzle con pezzi minuscoli  per comporre un disegno grande.  Puzzle con piccoli pezzi per comporre una costruzione in 3D.  Castello.  Torre.  Casa.

 

Disegnare.

  • Prensione. =   Prendo la matita colorata o il pennello,  con le tre dita.
  • Pressione. =  Lo premo sul foglio.
  • Orientamento.  =  Lo porto nella direzione che mi serve.
  • Gioco. Colorare con matite per riempire una forma.  Colorare a ruota libera. Colorare un disegno già fatto. Colorare un disegno spontaneo.   Dipingere. Con pennelli e con colori a tempera, su fogli grandi.    Attiva non solo la organizzazione spazio-temporale e la capacità ideo motoria,  ma anche la creatività, l’intuizione, e l’immaginazione.   E la capacità rappresentativa.      Ma serve anche a esprimere emozioni e tensioni che vengono simboleggiati nelle figure disegnate.

 

Plasmare.

  • Prensione. =  Prendo un pezzo di das con le tre dita.
  • Pressione.  =    Lo premo,   per staccare e attaccare il pezzo.
  • Orientamento.  =  Lo aggiungo,   in una direzione precisa.
  • Gioco.   Plasmare Das o creta.   Migliora  la prensione e la pressione.   Perché le dita fanno un lavoro intenso.   Migliora la capacità ideo costruttiva e prassica  e spazio-temporale.  Creatività e rappresentazione mentale.   Ma ancora di più attiva le emozioni.   Il piacere del rapporto con la materia che si plasma che si modella nelle mani.  E diventa quello che era nella mente.   Castello di sabbia.  Pista sulla sabbia. 

 

Palline.

  • Prensione.  =  Uso le tre dita della scrittura per tirare la pallina.
  • Pressione.  =  Premo l’indice o il pollice,  per tirare la pallina e dargli la velocità.
  • Orientamento.  =  Oriento le dita nella direzione in cui deve andare la pallina.
  • Gioco. La pista da corsa   scavata  nella sabbia  e palline grandi di plastica che rotolano nel percorso e sulle curve.  E che rappresentano i ciclisti che corrono sulla pista. O le macchine da corsa.    Rinforza la pressione in modo preciso.  E la coordina alla direzione.  E si associa al piacere di vedere la propria pallina,  scorrere sulla pista e sulle curve. E superare le altre.  Gioco delle biglie di vetro.

 

 

Bocce.

  • Prensione. =  Prendo la boccia con le tre dita.
  • Pressione.  =  Premo per dare forza e velocità.
  • Orientamento.  = Lancio nella direzione giusta.
  • Gioco. Bocce piatte di plastica, da usare a casa. Bocce rotonde di plastica, da usare fuori.  Tirare la boccia vicino al pallino,   migliora la coordinazione,  la pressione  e l’orientamento.  E migliora l’organizzazione spazio-temporale.    E il gusto di vedere la propria boccia sbocciare un’altra.   E vincere.

 

Palla.

  • Prensione.  = La prendo con le dita.
  • Pressione.  =  La premo,  per tirare.
  • Orientamento.   =   La mando  nella direzione giusta.
  • Gioco. Birilli  da abbattere,  con una palla rotonda.   Gioco della pallacanestro.  Gioco pallavolo. Gioco del calcio.  Gioco del biliardino.

 

Campana.

  • Prensione.  =  Prendo  un oggetto con le tre dita.
  • Pressione.   =   Lo tiro,   nella casella giusta.
  • Orientamento.  =  Mi muovo con tutto il corpo,  in una direzione.
  • Gioco della campana. Tutto il corpo partecipa. Non solo la mano. Tutto il corpo entra in uno spazio definito.   E si sposta in uno spazio preciso.    Se si toccano i confini,   ci sta una penalità.  Ma l’errore diventa accettabile.   E viene  vissuto come probabilità,   e non come una sconfitta.

 

 

Battagla navale.   

  • Prensione. =   Prendo la nave.
  • Pressione. =   La premo per incastrarla. 
  • Orientamento =    La metto nel posto giusto.   Nel quadrato giusto.
  • Il quadrato ha la stessa impostazione della tabellina numerica.
  • Gioco.  Battaglia navale.  Battaglia aerea.  Con navi e aerei da inserire e da affondare.  O anche disegnata sui quadretti  di un quaderno.    Il verso va sempre nella stessa direzione precisa e stabile.  dalll’alto verso il basso e da sinistra a destra.   E si incontra in modo chiaro,  sempre nello stesso modo.  E diventa automatico.    Ottimo per una definizione corretta e stabile della direzionalità.   

 

Scacchiera. 

  • Prensione. =   Prendo il pezzo della dama.
  • Pressione. =   Lo metto sulla scacchiera.
  • Orientamento. =   Lo oriento nel quadrato giusto.  
  • L’orientamento sui quadrati della scacchiera, è simile a quello dei numeri sui quadretti del quaderno.  
  • Gioco.  Dama. Scacchi.   L’orientamento nello spazio diventa chiaro e preciso.  E si muove in modo stabile, avantii e indietro e in obliquo.  E ogni pezzo ha un suo movimento preciso.  Re, Regina, cavallo, torre, alfiere.  

 

 

Soldatini.

  • Prensione.  =  Prendo con le tre dita un personaggio.
  • Pressione.  =  Lo metto in una posizione.
  • Orientamento.   =  Gli do un posto.  Un verso e una direzione. Che poi cambio.
  • Gioco dei soldatini.    Di due eserciti diversi.  Che si affrontano e si scontrano.    Attiva la capacità spazio-temporale.  Non solo lo spazio, ma anche la successione temporale.    Permette di attivare un pensiero analitico, con i particolari.   E un pensiero sintetico che organizza l’insieme.   Gioco dei cavalieri.   In un castello re e regine cavalieri si affrontano si scontrano e vincono.   Gioco dei cowboy e degli indiani.  Con carovane spostamenti e difese.   Le emozioni vengono così rappresentate.   Si possono scaricare.  E controllare.

 

 

Ago.

  • Prensione.  =   Prendo l’ago,   con le tre dita della scrittura.
  • Pressione.   =   Lo premo,  per infilare.
  • Orientamento.   =   Lo passo nella stoffa,  e lo riprendo.
  • Gioco.   Cucire i vestiti delle bambole.  Costruire una bambola di pezza, con i tessuti della lana. Insieme alla nonna.   Attiva emozioni ed affettività.  E la capacità simbolica emotiva.

 

 

 

Giochi da tavolo.

  • Prensione.  =   Prendo i dadi con le tre dita.
  • Pressione. =     Tiro i dadi.
  • Orientamento.   =    Oriento il segno sulle caselle,  in una direzione.
  • Gioco dell’oca.   Tutti i giochi con i percorsi.   Monopoli.

 

 

 

 

 

 

 

Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

© Gennaio 2022 Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel 2009, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge


Educare all’immaginazione

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Educare all’immaginazione

 

 

L’immaginazione non è un aspetto illusorio, fantastico e, privo di realtà come alcuni pensano. L’immaginazione è la capacità di rappresentarsi mentalmente qualcosa che è stato sperimentato: un elemento concreto, un pensiero, un’emozione, una sensazione, un’intuizione.

Nell’immagine mentale che si forma non c’è solo la rappresentazione di quello a cui ci si riferisce, ma c’è anche una parte emotiva,  inconscia. Nell’immagine è quindi presente una parte conscia e  una inconscia che si integrano in un tutto unico.  L’immagine è il contenitore dei due elementi e nel stesso tempo il luogo del loro incontro.  Il bambino che disegna genitori si rifà alla sua immagine interna;  questa riproduce: come li ha percepiti a livello ideativo, come li vive a livello emotivo, la presenza di paure, angosce, piacere nella relazione, e anche aspetti inconsci che ha colto nel loro modo di essere e che sono del tutto sconosciuti al suo Io e a quello dei genitori stessi.

L’immaginazione permette di attivare la capacità simbolica, la capacità del ” come se ” che stabilisce un ponte tra la realtà concreta e l’inconscio e che ha una fondamentale funzione trasformativa.

L’immaginazione è  la possibilità di accogliere in un contesto cosciente le stimolazioni dell’inconscio, le spinte irrazionali. L’immagine diventa così un contenitore  di qualcosa di più profondo che vuole apparire.  “Imago” significa anche visione, apparizione. Nell’immagine prende voce quello che non ha voce, forma  quello che non ha forma, spazio quello che non dà spazio, ritmo ciò che non ha tempo, materia ciò che non ha materia, corpo  ciò che è solo spirito.

 Anche gli archetipi che sono tendenze collettive,  innate e  inconoscibili, si manifestano sotto forma di immagini e, in modo specifico, attraverso una rappresentazione simbolica: la fata è il materno buono, la strega è il materno cattivo e distruttivo, l’orco è il paterno cattivo, il bambino è l’elemento nuovo, il vecchio la saggezza, e cosi via.

Il simbolo infatti  “incarna l’immagine di un contenuto trascendente il conscio” .  E’ qualcosa di misterioso, di impossibile da definire e da comprendere perché  è una realtà unitaria di conscio e inconscio e ha la funzione di determinare una trasformazione profonda. 

Le fiabe, i miti e le religioni sono infatti ricchi di simboli perché  hanno la facoltà di  attivare un cambiamento radicale della storia personale e collettiva  e perché rimandano  a un senso più ampio, universale e inconscio che non si può completamente spiegare.

Anche l’uomo produce simboli inconsciamente e spontaneamente sotto forma di sogni. I sogni sono caratterizzati da immagini simboliche che corrispondono alle parole del linguaggio dell’inconscio. I sogni sono le lettere che il  Sè, il seme originario,  ci invia ogni notte in per farci capire  con il suo linguaggio simbolico, chi siamo veramente, dove stiamo sbagliando, cosa ci serve in quel momento, qual è il progetto e la missione che abbiamo dentro e come realizzarla.

Nella nostra società l’immagine è usata in modo prevalente perché le imprese pubblicitarie e produttori di beni di consumo sanno bene quanto è efficace nell’entrare in modo immediato e diretto  anche nell’inconscio. Sanno che ha più potere del linguaggio scritto o verbale e la usano quindi per condizionare i comportamenti all’acquisto di alcuni prodotti o nell’impostare dei modi di essere collettivi e uniformi che si possono facilmente manipolare.

Tutti i soggetti con un Io debole e i bambini che non hanno ancora un Io formato e autonomo, sono quelli che assorbono di più questi messaggi. I bambini in particolare assorbono i comportamenti e modi di fare di personaggi dei cartoni animati con cui si identificano.

L’attenzione maggiore per l’immagine che i bambini e i giovani dimostrano, non dipende solo dalla loro predisposizione naturale ai contenuti inconsci, ma è dovuta anche al bisogno di elementi irrazionali, emotivi e simbolici che mancano nella nostra società.

La nostra società non ha più alcun riferimento con i simboli, che hanno l’importante funzione di collegarci con l’inconscio personale, collettivo e con lo spirito. Ha sostituito i simboli in cui si ritrovavano e si riconoscevano più persone, con i beni di consumo, la visibilità, il consenso e il successo sociale, il potere e il controllo.

Le persone hanno quindi perso il loro riferimento interno e i giovani è come se ricercassero nelle immagini una compensazione nei confronti di un mondo troppo invaso dal concreto, dal razionale, di un mondo che rifiuta e ha il terrore dei problemi, del dolore e della morte perché non è più capace di trovarne il senso e il significato.  

 Educare all’immaginazione i propri figli significa quindi dargli la capacità di richiamare da dentro di sé  le immagini interiori e poterle riproporre con il disegno, la pittura, scultura, poesia, racconto, diario, danza, musica, ritmo, canto, suono.

Significa insegnargli a vivere una dimensione inconscia e simbolica  che, non solo gli permette di difendersi meglio dalle immagini prefabbricate ed artefatte che vengono dall’esterno, ma gli permette anche di riconoscersi e di trovare la propria strada.

 

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani 

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge