Educare al pensiero

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Educare al pensiero

 

Educare al pensiero significa insegnare a mettere ordine nelle situazioni della realtà e nelle idee, avere idee precise e chiare e  attenersi ai fatti servendosi della razionalità.

Pensiero viene dal latino pensare = pesare con cura, ponderare, giudicare, valutare con attenzione. Il pensiero  non è solo la conoscenza di qualcosa, ma implica anche  il giudizio  e il suo inserimento in uno schema mentale organizzato, che diventa un modello di interpretazione della realtà.

 Nell’età evolutiva le conoscenze si formano in modo graduale:  prima sono esperienze concrete, poi diventano semi-concrete come le immagini figurate, poi diventano immagini mentali e solo alla fine idee astratte. Per capire che cosa è un tavolo un bambino piccolo lo deve toccare, vedere; in una fase successiva lo può comprendere tramite una figura disegnata;  poi sarà capace di rappresentarsi l’immagine mentale del tavolo e solo alla fine alla parola tavolo corrisponde l’idea e il concetto senza più bisogno di immagini.

Queste conoscenze in ogni fase vengono a loro volta ordinate tra di loro e costituiscono un insieme organico. Per mettere in ordine le idee, il bambino si serve di una capacità operativa, cioè della capacità di fare delle operazioni mentali con i contenuti che ha appreso. 

 Comincerà a confrontare due cose per capire se sono  diverse o uguali. Con l’aiuto dei genitori può confrontare gli oggetti di una stanza e vedere se sono diversi o uguali nella forma, nel colore, nella grandezza, altezza, lunghezza, quantità, qualità della materia, tipo di suono ecc.

 Poi passerà ad associare, cioè a mettere insieme i contenuti che si assomigliano. Riferito agli oggetti di una stanza o alla natura, significa mettere insieme le cose uguali in un gruppo in riferimento al colore o alla forma o alla grandezza,  all’altezza, alla quantità, al materiale: da una parte le cose gialle e da un’altra le rosse, oppure da una parte gli oggetti con la forma rotonda e da un’altra quelli con la forma quadrata ecc. Impara così anche a classificarli.

 Poi  può iniziare a seriare, a mettere cioè le cose in fila dal maggiore al minore e viceversa e questo sempre riguardo la grandezza: dal più grande al più piccolo, all’altezza: dal più alto al più basso, alla quantità, alla pesantezza, alla resistenza del materiale ecc.

Queste operazioni si possono fare prima con gli oggetti concreti, poi con immagini figurate che riproducono  quell’oggetto, poi  con le parole.

Poi inizia la fase della rappresentatività, cioè della capacità di riprodurre l’oggetto  in una immagine figurata  in relazione ad altre immagini,  secondo un ordine logico relativo alla distanza, alla profondità, alla grandezza. Poi l’oggetto può essere rappresentato con un’immagine mentale e messo in  relazione con altre immagini mentali secondo collegamenti logici.

Alla fine può compiere l’operazione della reversibilità che  è la capacità, una volta che è stato fatta una azione che ha determinato una modificazione di una materia, di saper ritornare indietro al punto di partenza e cogliere la conservazione  della materia o della quantità. 

Poi dovrà trovare il modo di dare il giusto posto alle nuove idee. Ogni persona ha una sua strategia; è importante in questa fase aiutare bambino a trovare la sua e a rispettarla. Per esempio il concetto di tavolo può essere messo tra le cose che rappresentano la cucina, o nell’insieme degli oggetti di legno, o tra le cose che hanno quattro gambe.

Questa capacità di collegare i concetti e quindi di operare, permette di  assimilare, cioè di ricordare il posto mentale dove è stato collocato il nuovo dato e quindi di poterlo ritrovare con facilità.

Tutto questo lavoro di collegamento alla fine formerà una struttura operativa mentale, cioè una organizzazione di idee,  dotata di schemi e di metodi di elaborazione e ordinata in modo chiaro e sistematico. La persona che l’ha raggiunta sarà quindi capace di organizzare e di dare ordine anche agli elementi nuovi od esterni della realtà.

 Quindi far capire una cosa un bambino non significa spiegare una cosa e aspettare che la sappia ripetere. Far capire  significa attivare il meccanismo delle operazioni mentali con i suoi passaggi; passaggi e stadi mentali che sono quelli già iscritti naturalmente nella psiche (vd. Piaget). Usando queste modalità alla fine il bambino non avrà imparato solo una parola o un concetto, ma avrà acquisito un metodo, un modo di  comprendere.

Educare al pensiero significa aiutare il bambino ad acquisire un modo di pensare autonomo, libero e responsabile.

Ogni pensiero si attiva sempre in presenza di un’emozione; senza emozione il pensiero è sterile e vuoto. Un pensiero senza emozione è un corpo senz’anima.

 

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge

 


Come educare al pensiero

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Le operazioni mentali

 

Il materiale  da usare  può essere:

  • materiale concreto e cioè gli oggetti che si possono toccare
  • materiale figurato, cioè immagini da ritagliare da riviste o giornali, o da libri illustrati o disegnate
  • materiale astratto e cioè parole scritte su dei piccoli foglietti o concetti espressi con delle brevi frasi scritte.

 

Operazione  del confronto

In una stanza o tra immagini o parole, trovare le cose che sono differenti o opposte:

nel colore (bianco-nero,  rosso intenso e rosso sbiadito), nell’altezza (basso-alto, lungo-corto), nella grandezza (magro, grasso, piccolo-grande), nella quantità ( poco-tanto, niente-tutto) , nella lunghezza (corto-lungo) , nella larghezza (stretto-largo),  nel peso (leggero-pesante), nella forma (cerchio-quadrato),  nel suono ( forte-piano, basso-acuto,  stridente-armonico), nel materiale ( ferro-carta, pietra-vapore, fuoco-acqua), nel tatto ( ruvido-liscio), nell’odore ( acre-dolce, puzzolente-invitante), nel sapore ( insipido-salato, aspro-dolciastro, amaro-dolce, cotto-crudo, piccante-scialbo).

 

 Operazione  dell’associazione.

 Trovare le cose che sono uguali tra di loro, secondo un criterio alla volta e metterle insieme.

Secondo il colore ( mettere insieme tutte le cose rosse, o immagini o parole che corrispondono ad oggetti che hanno un colore rosso;  e fare la stessa cosa con gli altri  colori);

Trovare tutte le cose di una stanza che sono simili nella forma, nella grandezza, nell’altezza, nella lunghezza, nella quantità, nel peso, nel materiale, nel suono, nell’odore.

Trovare tutte le cose che sono simili secondo la funzione ( es. servono tutte per viaggiare, studiare,  lavorare,  divertirsi,  ecc.)

Trovare tutte  le cose che sono simili secondo l’appartenenza a  un luogo  ( le cose della cucina, del bagno, della camera,ecc.)  e la stessa cosa con le immagini e le parole.

Trovare le cose simili che appartengono ad un mestiere (es. il falegname, muratore, elettricista,  fornaio, meccanico, postino, sacerdote, pescatore, fabbro, calzolaio, farmacista, medico, infermiere)

 

 Operazione  della classificazione.

Con l’associazione si avranno così dei mucchietti  ognuno composto da: cose rosse, un altro da cose gialle o da cose alte  o cose basse, o lunghe o corte, leggere, pesanti, rotonde o quadrate, umide o secche, fredde o calde, rivide o lisce, di vetro, di carta, li legno, di ferro. Questi mucchietto sono insiemi e sono diventati una classe =  che è un posto mentale che li contiene con un denominatore, cioè qualcosa che li accomuna e li fa stare insieme.

Ora si possono fare dei confronti e delle associazioni tra i mucchietti ( o le classi). Es. In che cosa sono simili  due mucchietti tra di loro. Oppure  prendere  solo  le cose di due mucchietti e riformare nuovi mucchietti secondo una nuova  associazione: qualità, quantità, peso, funzione, luogo di appartenenza ecc). 

 

Operazione della seriazione.

All’interno di ogni mucchietto o insieme, o classe, si possono quindi mettere in ordine tutte le cose (immagini o parole) in successione dal maggiore al minore o viceversa. esempio nel mucchio del materiale da quello più resistente a quello più fragile. Nel mucchio delle cose rosse dal colore più intenso a quello più sbiadito. Nel mucchio delle cose pesanti da quelle con peso maggiore a quelle leggere. Nel mucchio della forma a quella più grande fino a quella più piccola.

 

Operazione del sottrarre e del sommare.

Si parte da un insieme di cose indistinto e si comincia a levarne una quantità, prima entro la decina e poi oltre. Poi si può far corrispondere un contenitore o una scatola alla decina, una più grande al centinaio e una più grande ancora al migliaio. Usando la pasta o palline o bottoni si possono mettere 10 unità nella prima scatoletta, 100 nella seconda e così via. Si ha così il concetto di unità, di decina, di centinaia di migliaia. Si può giocare alla sottrazione con le scatole e poi intuire a quante unità corrispondono. Lo stesso si può fare con i disegni o con i numeri. I simboli dei numeri devono essere scritti su singoli foglietti, come le banconote ed essere gestiti allo stesso modo. In questo modo si può giocare a fare la spesa. Lo stesso procedimento vale per il sommare.

Il tutto può essere fatto anche con le parole o i concetti.

–     Si possono sottrarre da un insieme di concetti quelli essenziali, quelli secondari o quelli periferici o quelli che non hanno a che fare con la logica del discorso. Si possono sottrarre da una frase le parole non contestuali, quelle errate, quelle estranee, quelle difficili, quelle facili.

–     Si possono sommare a un concetto più concetti di tipo storico, geografico, descrittivo, emotivo, significativo, fantastico. Si possono aggiungere in una frase parole che non alterano il significato. Si può riempire una frase di parole che cambiano completamente il significato.

 

Operazione del dividere e del moltiplicare.

Prendere delle quantità e suddividerle in parti uguali mettendo una cosa alla volta in un mucchietto diverso (come quando si danno le carte o come le fette di torta). Si può fare la stessa cosa con le figure disegnate o con i numeri al posto delle parole. Una volta diviso il tutto in singoli mucchietti, si può ricontare il tutto per ritornare all’insieme da cui si era partiti e fare quindi un’operazione di reversibilità.

 I mucchietti rappresentano le parti e possono essere associati ad un numero 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, e fatti corrispondere alle dita. Si conta poi la quantità di ogni mucchietto e la si collega a quante volte si ripete. Questa è l’esperienza corporea alla base della moltiplicazione.

La stessa cosa si può fare con i concetti.

–     Riguardo al moltiplicare: ripetere il concetto in forme diverse, con diverse impostazioni: discorsiva, interrogativa, negativa, ironica, maliziosa, divertente, allusiva, intemperante, aggressiva.

–     Per la divisione: frazionare un discorso in quattro o cinque parti. Dividere il discorso in parti che contengono i soggetti, i verbi, di aggettivi, i sostantivi. Separare i concetti e distribuirli secondo una cronologia. Separarli e distribuirli secondo l’importanza o in modo assolutamente irrazionale.

 

Operazione della corrispondenza.

Tra le cose o  le immagini, o le parole o i concetti, si può ora trovare ciò che le collega e con quale criterio possono essere  in corrispondenza.

Distribuire su un ripiano cose o immagini o parole diverse tra di loro e trovare il collegamento a livello logico. Esempio guanto e mano, cappello e uomo, barca e svela, fazzoletto e naso. A livello concreto si possono mettere vicine e a livello dei disegni si possono collegare con una linea che simboleggia il legame che le unisce.

Si possono poi trovare tutte le cose o immagini o parole o concetti che si possono collegare tra di loro secondo:

  • una funzione (cose che servono per lavorare, per mandare, per vestirsi, per viaggiare, per dormire
  • un luogo, esempio Le cose della cucina, del bagno, della camera, della scuola, della città, della campagna, della montagna.
  • Il tempo esempio Le cose della preistoria, quelle del medioevo, quelle moderne. Le cose della mattina e quelle della sera. Le cose della primavera, estate, autunno, d’inverno.
  • una finalità esempio il mattone, finestra, tetto, balcone, sono tutte a loro volta collegate con la casa che le sintetizza e le riunifica. Così come bambino, maestra, libro, penna, scuola possono essere collegate ad un futuro di un adulto che lavora come medico.

 

Le parole e concetti possono essere trascritti su delle strisce di carta e incollate su delle carte da gioco per poi essere manipolate meglio. Si osserverà che una volta che si sarà impostato un metodo, i bambini e i ragazzi sapranno trovare in modo autonomo dei collegamenti veramente originali e nuovi che confermeranno che la capacità operativa non solo è stata assimilata, ma è diventata uno strumento per l’espressione della propria unicità, originalità e creatività.

 

 

 

 

 

 

Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.

 


Genitori primi insegnanti

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Genitori primi insegnanti

 

Imparare attraverso i genitori ha un valore molto diverso da un apprendimento impartito da estranei o dalla scuola. Quello che insegna un genitore è infatti immerso in una relazione significativa, in un rapporto di amore, in una unione che risale alle origini della vita del bambino.

Nel loro insegnamento c’è la base affettiva, ma anche una comunione e una partecipazione alla cultura dei padri, degli antenati di quella famiglia e quindi una continuazione di un modo di essere, di pensare e di fare di  più generazioni.  Non è solo emotivo il legame con i propri genitori e i propri antenati, è anche un legame  di sangue e quindi biologico.  E’  il richiamo del sangue e delle proprie radici antiche. Un insegnamento che si immerge in questo affetto, sangue e radici, viene impresso, inciso nella psiche del bambino. 

La parola insegnare viene infatti da :  “in” = sopra e “signum” = impronta, caratteristica, sigillo, suggello. Il sigillo è un oggetto o  una pietra sulla cui superficie venivano incisi con una tecnica di intaglio, simboli, stemmi o iniziali che potevano poi essere impressi su un’altra materia e fungeva da timbro.  Anche le “insegne” rappresentavano un simbolo, uno stemma di una casata o di un paese.  L’”insegna”  è il segnale,  il contrassegno che indica la qualità, il grado e la dignità di quella persona.  

L’insegnamento è quindi un mettere un’impronta, un incidere qualcosa di significativo sulla mente del bambino, che lo caratterizza come appartenente ad una cultura e a un popolo e ne contrassegna la qualità e la dignità.

La famiglia quindi con il proprio insegnamento può impostare un modo di pensare, di comportarsi e di relazionarsi con il mondo che diventa così una formazione di base; di base perché è la prima nel tempo e  perché è situata nelle fondamenta della personalità del bambino.  Questa impronta deve però rispettare e armonizzarsi con il naturale sviluppo del bambino; in questo modo la cultura si integra  con la natura, il sociale con l’individuale, il collettivo con il personale. 

I genitori  con la loro condotta, il modo di essere,  i giudizi e le norme, determinano un modello  di comportamento. Condizionano il Super-Io del bambino e formano  parte della sua personalità. Quando diventano educatori,   allora intervengono anche in modo positivo sul resto della personalità, aiutano l’Io, lo rinforzano, lo rendono attivo; risvegliano e promuovono risorse inconsce come l’immaginazione, l’intuizione, la creatività. Aiutano la natura a espandersi in tutte le sue forme e permettono lo sviluppo di un individuo più completo e il seme originario, il Sé del bambino può trovare un terreno fertile ed attivarsi ed esprimersi in tutte le sue potenzialità. 

 

 

 

 

   Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.


La formazione di base

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La formazione di base

 

La formazione di base cosa è?

La formazione di base è  il costruire le fondamenta  di un edificio, la  base su cui poggia, la struttura portante che lo mantiene stabile e sicuro.   E’ la formazione  che fanno i genitori. Quella che possono fare solo loro. 

E’ il seminare il seme. E’ metterlo nella buona terra. E’ proteggerlo, riscaldarlo, nutrirlo, innaffiarlo, proteggerlo perché non venga mangiato dagli uccelli E’ essenziale.  E’ indispensabile. E’ fondamentale per attivare la crescita, per attivare il seme della futura pianta.  Molto dipende da come è stato seminato il seme,  come è stato nutrito e in quale terra è spuntato. 

La formazione di base  è indispensabile quindi per la crescita futura della personalità, ma è  la base e anche per  l’apprendimento, l’inserimento, l’adattamento del bambino nel mondo sociale e scolastico. Sono le fondamenta su cui la scuola può continuare a costruire il primo piano e poi il secondo e tutto l’edificio. Se mancano le fondamenta la scuola si trova come un’impresa edile, a  costruire su qualcosa che frana, che non regge, che non funziona. Si trova quindi a dover  sopperire a una parte che non le compete e che il bambino stesso non le riconosce.  Con le basi poco stabili, è molto più difficile costruire bene e in modo sicuro e funzionale.

 

Come si fa, la formazione di base?

Il rapporto con la madre e il padre attivano nel bambino gli archetipi che sono le tendenze innate e congenite  proprie della sua natura umana, collettive e individuali. I genitori sono quindi quelli che accendono i motori e fanno partire le potenzialità Sé del bambino, del seme.   Ma devono anche coltivarlo perché le funzioni e le capacità si esprimano. Come ogni buon contadino, devono  prendersi cura della terra dove il seme è piantato. La terra sono loro stessi, il contesto familiare, l’ambiente esterno e  il contesto sociale in cui vivono.

Oltre a prendersi cura della terra il buon contadino deve conoscere le fasi della crescita  del seme per intervenire nel tempo giusto. I genitori devono quindi essere presenti e conoscere  le modalità e le fasi della crescita  del figlio.  I genitori quindi dovrebbero educare, coltivare, tutte le parti della personalità, come fa il contadino che dà l’acqua e il concime a tutte le piante del suo campo.   Devono  nutrire, coltivare e potare, come fa il giardiniere.   Nutrire per attivare l’inconscio e le emozioni. Potare per attivare il Super-Io e coltivare  per attivare l’Io.  (Vedi nel sito:  www.lascuoladeigenitori.it ).  

Devono  attivare e coltivare  le funzioni della coscienza che, secondo la psicologia analitica,  sono le modalità con cui la persona percepisce la realtà e si mette in contatto con essa: il pensiero, il sentimento, la sensazione e l’intuizione.

Due sono funzioni razionali: il pensiero e il sentimento e sono contrapposte tra di loro . Le altre due : la sensazione e l’intuizione sono irrazionali e sono opposte. Le funzioni razionali sono tali perché hanno a che fare con la riflessione e quelle irrazionali sono tali per che hanno a che fare con  elementi istintivi, irrazionali e inconsci.

La funzione del pensiero permette di conoscere che cosa è un’oggetto della realtà. La sensazione permette di percepirlo con i sensi. Il sentimento è la capacità di valutare l’emozione soggettiva che provoca quell’oggetto e di coglierne il valore: se è bello brutto , se piace o non, se è gradito. Lintuizione permette di cogliere e quindi di prevenire aspetti che non sono ancora evidenti relativi a quello oggetto.

 

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani 

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge

 

 


Educare alla sensazione

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Educare alla sensazione

 

La sensazione.

La parola sensazione viene dal latino ” sentire” = accorgersi, percepire. È quindi il modo in cui la coscienza fa esperienza diretta e immediata degli oggetti  che compongono la realtà attraverso i sensi fisici. È l’esperienza che passa attraverso il corpo; è indispensabile per la psiche perché è alla base dell’ attivazione anche delle altre funzioni. 

L’esperienza  del corpo dà la sensazione fisica e  attiva una sensazione psichica interna  che sarà il mattone su cui si potrà costruire il pensiero, il sentimento, l’intuizione. Senza l’esperienza fisica e corporea, senza aver mai visto niente, senza aver mai ascoltato nulla o gustato o annusato e particolarmente toccato, non si può definire che cosa è una cosa, che relazione  ha con le altre cose, che valore comporta per sé e per gli altri e quali altre cose si potrebbero inventare attraverso di lei.

L’esperienza della realtà attraverso il corpo e i suoi sensi è quindi basilare e primaria. La sua importanza può essere rappresentata dalla benzina per l’automobile. Anche la vettura più avanzata e pronta a muoversi in tutti suoi ingranaggi, se non ha la benzina che le permette di attivarsi e di partire, non serve a nulla, non funziona e non va  da nessuna parte.

 Educare alla sensazione significa quindi aiutare il bambino e a fare esperienza concreta degli oggetti che compongono il mondo servendosi dei suoi cinque sensi.

 

La vista.

 È l’organo più immediato che permette di osservare gli oggetti in tutte le caratteristiche e nei dettagli.

I genitori possono educare i bambini ad un uso più cosciente di questa capacità con dei giochi da fare in casa o a contatto con la natura:

Osservare quanti oggetti ci sono in una stanza e cercare di ricordarli quando si è usciti. Osservare i dettagli di una persona e riparlarne quando si è allontanata. Osservare con attenzione  la grandezza, l’altezza, la lunghezza, la larghezza, la forma di uno oggetto. Cogliere la distanza tra due cose.

Quello che aiuta dì più a fare esperienza è il contatto con la natura. La natura infatti è radicata nel corpo, è la matrice, la Grande Madre, quella che lo conosce e gli sa parlare e anche il corpo la riconosce in modo istintivo e profondo.

Nel  rapporto con la natura si possono osservare come sono diversi i fili d’erba, i fiori e cercare di riconoscerli dal colore e dalla forma; si possono contare i petali e giocare a sfogliarli. Si possono vedere le differenze tra i diversi tipi di alberi e imparare a riconoscerli successivamente in un libro o parlandone. Si possono osservare gli animali domestici in una fattoria e quelli selvatici in uno zoo. Si può imparare a cogliere, osservando i dettagli, le caratteristiche che differenziano una specie da un altra, oppure un animale da un altro della stessa specie. I bambini hanno a livello innato questa disposizione perché in loro la natura è ancora genuina.

 La società odierna con la pubblicità e la televisione ha omologato e reso amorfi gli interessi e i bisogni. Ha spostato l’asse della vita dal naturale al virtuale e i sensi e il corpo hanno perso il loro contatto  con la natura.  Il virtuale  della PlayStation obbliga la vista a nutrirsi di dati non reali,  che non si possono toccare e la spinge a rincorrere immagini velocissime con tempi e modi che non corrispondono ai suoi ritmi naturali.

 

Il tatto.

E’ il senso più immediato dopo la vista e quello che ci permette di percepire la consistenza di un cosa e quindi della realtà concreta. È importantissimo sviluppare questo senso perché non solo permette di conoscere la realtà, ma attiva anche il sentimento del corpo attraverso la pelle. La pelle è il ponte tra l’esterno ed interno, il razionale e l’irrazionale, tra il conscio e l’inconscio.

Con il tatto si può sperimentare  il ruvido e il liscio, il morbido, duro, vaporoso, spigoloso, tagliente  e il peso degli oggetti e poi ricordare le sensazioni senza toccarli. In forma di gioco si possono toccare una serie di oggetti  e poi ad occhi bendati riconoscerli servendosi solo del tatto; questo esercizio permette anche la formazione della rappresentazione mentale cioè  della capacità di sapersi rappresentare nella mente l’immagine della cosa che viene toccata in tutti i  particolari.

 

L’udito.

 E’ il primo senso che si attiva nel neonato, prima della vista. È la capacità di percepire le vibrazioni sonore del movimento di un oggetto. E’ il ricevitore del suono. Il suono è la voce di un oggetto concreto.

I neonati vivono i suoni con una valenza animistica, come succedeva agli uomini primitivi. Un rumore forte, intenso come il tuono è vissuto come la voce arrabbiata di un dio; un suono dolce e delicato come una brezza che ristora. Per loro il suono è un linguaggio interno, perché non si sono ancora differenziati.

Negli stadi successivi i genitori possono educare a distinguere i suoni lunghi da quelli corti, i suoni forti e intensi da quelli deboli  e si può giocare a riprodurli con la voce o anche  con altri oggetti.

Si può educare all’ascolto giocando ad ascoltare alcuni suoni e poi riconoscere gli oggetti a cui appartengono con gli occhi chiusi. Si può giocare a ricordare i suoni che si sono sentiti in una stanza o in una situazione o tipici di una persona. Si può giocare a riconoscere una persona dalla voce o dal rumore che fa.

Si possono distinguere i suoni della natura, da quelli più delicati a quelli più tempestosi, quelli degli animali  e i loro i versi.

Si può imparare a vivere  e a sentire il silenzio, che non è l’assenza del suono, ma è l’ambito nel quale esiste il suono e quindi è l’elemento che accomuna tutti suoni, l’elemento unificante dei suoni esterni e interni.

Si può imparare a riconoscere il ritmo del suono  e i diversi ritmi che si possono fare con gli oggetti. Si possono riprodurre i ritmi dei suoni della natura. Si può distinguere il ritmo veloce da quello lento, il ritmo lungo da quello corto e si può giocare all’alfabeto morse. Il ritmo è importante perché apre la porta alla comprensione del tempo e della distanza e quindi della durata.

Educare un bambino al ritmo significa anche aiutarlo a dare una sequenza e quindi ad ordinare il suo mondo interno; significa cominciare a scandire e quindi a distinguere quello che prima era indifferenziato e unificato. Tutto ciò che è vitale ha un ritmo, il cuore, il respiro,  il giorno e la notte, le stagioni.

Si può distinguere la vibrazione del suono, bassa, alta, acuta delle corde o della voce. Si può scoprire che  una vibrazione  ne determina sempre un altra nella corda vicina, producendo un suono spontaneo. Si impara quindi che, ad ogni movimento energetico fisico o psichico, ne corrisponde un altro attivato e in relazione con quello. 

Conoscere la caratteristica della vibrazione è basilare perché questa è l’espressione concreta dell’energia e tutti i processi e le modificazioni psichiche sono essenzialmente movimenti energetici.

Anche la fisica moderna con la teoria delle stringhe, ha ipotizzato che gli elettroni, i protoni e neutroni che compongono l’atomo, sono piccole cordicelle = stringhe che vibrano in modi diversi e che la diversa vibrazione determina la materia vivente. 

I bambini possono imparare ad ascoltare  i suoni nel loro complesso, se cioè sono disarmonici e stridono, oppure se sono armonici e in sintonia.  Educare a sapere ascoltare nel loro insieme i suoni della natura, permette  di imparare a conoscere e a gustare la musica della natura.

 

 L’olfatto.

 Sentire gli odori è una funzione tipica della nostra natura istintiva. L’odore è simbolo etereo. evanescente e non gestibile come lo spirito delle cose. Sentire l’odore  è quindi come riconoscere e mettersi in relazione con l’anima di quell’oggetto, con la sua parte  più rilevante.

L’odore di un oggetto può esser indice della sua provenienza: il legno, le erbe, il carbone,  le conchiglie. L’odore è indice anche di come l’oggetto è stato conservato, fresco, profumato, puzzolente, nauseabondo. L’odore racconta dell’oggetto  la sua storia e la sua evoluzione energetica.

 Nella nostra società non siamo più abituati a usare questo senso importantissimo perché siamo riempiti di cose artificiali e sintetiche e abbiamo perso il contatto con la nostra parte naturale. I bambini piccoli ancora spontanei usano questo senso e per loro l’odore del corpo della loro mamma o dell’orsacchiotto che la ricorda, è fonte di vita. L’odore è quello che veicola i ricordi più importanti e le emozioni più forti. Un odore associato a una situazione sgradevole sarà rifiutato dal corpo  e un altro associato ad una situazione affettiva intensa può dare la sensazione della presenza della persona amata. È uno degli aspetti istintivi più forti e più radicati e il più dimenticato.

 Si può giocare a scoprire gli odori che sono rimasti sugli oggetti e a chi o a che cosa corrispondono e poi si possono riconoscere ad occhi chiusi. Si  possono imparare a riconoscere i profumi e le puzze della natura ; il profumo di un fiore e distinguerlo da un’altro, quello di un albero, di un erba, di un animale.

 

 Il gusto.

 Il gusto permette di riconoscere e di distinguere i sapori. Anche il sapore è una caratteristica dell’oggetto ed è, come l’odore, etereo, non visibile.

Mettere il bambino in rapporto a qualcosa di non visibile ma che si può percepire, gli insegna che la realtà non è tutto ciò che si vede, ma anche ciò che si sente e che non si vede. Le emozioni,  l’inconscio  infatti sono realtà che non si toccano ma si possono sperimentare in un altro modo. 

Educare al gusto un bambino permette un approccio positivo con il cibo. Si possono conoscere  i sapori degli alimenti e distinguerli come salati, dolci, amari, acidi, acri, piccanti, insipidi e poi riconoscerli ad occhi bendati.

Il gusto attivato dal sapore provoca piacere o dispiacere  che determinano a loro volta un movimento energetico psichico intenso e vitale.

Nella medicina tradizionale cinese il sapore non è solo una sensazione gustativa, ma è una carica energetica specifica di un alimento capace di modificare l’energia, le funzioni e le strutture dell’individuo.

 

Il corpo.

Educare alla capacità di sentire il proprio corpo nel suo complesso è un altro senso da attivare.

Il corpo è strettamente connesso all’inconscio,  è la matrice, è la radice della nostra capacità stessa di sentire.

Imparare ad ascoltarlo nel suo insieme,  nella sua unità,  ci permette di capire chi siamo e come ci relazioniamo con il mondo. Il corpo infatti prende su di sé le nostre emozioni, le nostre difficoltà e le esprime nella postura, nel modo di fare, nell’atteggiarsi, nel relazionarsi con gli altri e con il mondo. Ha la stessa importanza dei sogni; come i sogni rivela quello che siamo veramente, quello di cui abbiamo bisogno, quello che ci fa male. Lo fa con i sintomi psicosomatici per aiutare l’Io a prendere coscienza di emozioni negate  e rimosse, lo fa con  l’abbassamento delle difese immunitarie segnalando che non ci stiamo difendendo in modo adeguato da conflitti violenti interni.

Il corpo è il trasmettitore anche della nostra natura più profonda,  della nostra origine anche come specie umana.

È importante insegnare i bambini ad ascoltarlo e a seguirne le inclinazioni naturali. Quando queste vengono invase,  soggiogate o imprigionate  da elementi artificiali, conformati, meccanizzati, programmati, si manifesta l’ apatia, la mancanza di vita, di senso e di significati.

 

 

 

 

 

 Dr.ssa Vallorani Maria Grazia

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge

 

 


Educare al sentimento

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Educare al sentimento

 

Il sentimento.

Il sentimento è la capacità di dare  un giudizio di valore a una cosa; di valutare l’importanza che un oggetto della realtà ha per una persona.

È una valutazione soggettiva perché il valore viene attribuito sulla base delle sensazioni di piacere, dispiacere, se è bello, se è gradito. Ma è anche la capacità di capire i valori sostanziali delle cose, di saper giudicare se una cosa è positiva o negativa, se conta o è insignificante.

Educare al sentimento significa quindi insegnare ai bambini a cogliere l’importanza delle cose, a dare un valore alle cose che hanno conosciuto con il pensiero. Significa anche imparare a saper mettere in relazione i valori; a selezionare quelli più importanti e quelli meno,  a saper impostare  con giudizio una scala di valori.

Nella nostra società questa funzione l’hanno assunta i mass media, le TV, i programmi che sono finalizzati a valorizzare prodotti da vendere e quindi li esaltano,  li mettono in primo piano come valori primari, li presentano come condizioni indispensabili per sentirsi adeguati, per non essere emarginati  e rifiutati.  Il bombardamento mediatico è così massiccio  che la capacità di giudizio e di critica viene sempre meno. I bambini poi, non essendo abituati a selezionare e a  riconoscere il vero valore da un inganno, subiscono il condizionamento in modo passivo.

Bisogna tornare ad educare i bambini fin da piccoli a farsi un’idea propria del valore delle cose e a saperla confrontare con gli altri. Bisogna parlare con loro e aiutarli a capire quanto vale una cosa per loro, che cosa gli dà valore, quando hanno capito che contava e perché è così importante.

È importante attivare un giudizio di valore anche sulle persone, sui comportamenti, avvenimenti; ma anche sui fattori interiori.

Questo insegnamento gli permette di imparare a sentire e vivere bene le situazioni, a saper capire gli altri che si incontrano e quindi a imparare a mettersi nella giusta relazione con loro.

È l’insegnamento che permette di vivere bene con gli altri, di saper scegliere gli amici e di sapersi divertire con loro. Permette di saper scambiare emozioni e calore e di sapersi adattare veramente all’ambiente. Permette di avere buoni rapporti e principalmente equilibrati; ma permette anche di cogliere la positività o la negatività di alcune situazioni od eventi personali e sociali. Permette infine di saper riconoscere i fattori interiori veramente importanti, di poterli vivere e comunicare al mondo.

Il sentimento è diverso dall’emozione in quanto è una funzione razionale che valuta il peso di una situazione o di un rapporto. L’emozione è invece un movimento energetico  attivato da un complesso che  è un centro di energia della psiche.

Quando un complesso viene toccato, risvegliato da una situazione o da una persona, si attiva e produce una reazione emotiva nei confronti di quella persona o di quella situazione. Quella reazione emotiva ha una potente tonalità affettiva e ha a che fare con l’inconscio.

E’ fondamentale educare i bambini a prendere coscienza anche delle emozioni, a saperle riconoscere, accettare, amare e gestire. Imparare a sentire le emozioni e quindi a pensarle, significa imparare a mettersi in rapporto con i motori interni della psiche, con i complessi, significa essere in relazione con l’inconscio e con  le parti più profonde e più vitali.

I genitori dovrebbero domandare ai bambini oltre a che cosa pensano di un determinato fatto o argomento, anche che cosa sentono dentro, quale emozione gli provoca. Mettere l’accento sulle emozioni significa dare spazio, voce e dignità a parti  che si trovano nelle fondamenta della personalità.

 

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge