Pensiero come ritmo.

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Pensiero come ritmo.

Ritmo.

La parola ritmo viene dal latino “rhythmus che a sua volta viene dal greco “rhythmos “ corradicale do “rhein” che significa fluire. Quindi il ritmo è la manifestazione del fluire, del divenire del movimento energetico. In particolare indica una forma di movimento che avviene in una successione regolare e ciclica.

 In natura tutto ciò che è vitale è caratterizzato da un ritmo e da un movimento ciclico. L’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte , il movimento degli astri, il pulsare del cuore e del respiro, l’attività delle cellule e persino la stessa energia dell’atomo e delle particelle hanno tutti caratteristiche di periodicità e di ciclicità.  Anche la stessa energia in quanto vibrazione ha un alternarsi ritmico.  Si potrebbe dire quindi che il ritmo è basilare e archetipico.  Secondo Jung il movimento ritmico è la manifestazione dell’energia psichica sul piano culturale e spirituale. 

Il ritmo esprime  una sequenza costante di un movimento in modo regolare e ordinato. La parola  “arhythmos” in greco significa numero è infatti la scienza dei numeri si chiama aritmetica. I numeri infatti sono la maggiore espressione di una successione ordinata e regolare.

Il pensiero, in quanto funzione vitale  è di per sé un movimento energetico ed è correlato anche ai ritmi e alle funzioni organiche del cervello. Il pensiero funziona secondo una scansione di tempi e di accenti, come nella musica.

Musica.

 Ci sono molte correlazioni tra il pensiero e la musica. In musica si parla di scrittura e lettura dello spartito. L’accento musicale è definito tesi (il levare è l’arsi e il battere è la tesi ). C’è il discorso musicale libero, naturale, armonico o espressivo. C’è la frase e la semi fase che è affermativa, negativa o differente o contrastante. Si parla di proposta dell’inciso e di risposta. L’insieme delle frasi, sempre in musica, forma il periodo musicale. Il periodo è l’espressione di un pensiero musicale completo. Si parla delle irregolarità ritmiche che sono frasi naturalmente nate e architettate in quel modo. All’interno del periodo musicale ci sono l’estensione, la contrazione, la progressione, l’elisione come per il pensiero logico.

Canto.

In passato il pensiero espresso in forma di versi, era caratterizzato dal ritmo, dalla metrica e rappresentava un canto. “ Cantami o Diva del pelide Achille…” inizia  l’Iliade. Il canto e la musica erano caratteristiche degli dei, la parola musica viene infatti da Muse.

 Se quindi si educano i bambini e i ragazzi ad un pensiero espresso in forme ritmiche, come le poesie, li si aiuta a recuperare un dinamismo costante del pensiero in una progressione ordinata e ciclica. Impostare un accento e una cadenza regolare aiuta la mente a pulsare in modo costante vivificante. Abituarsi ad un ritmo traccia un percorso, un modo di procedere sistematico, regolare. Dà sicurezza, tono, vitalità al pensiero.

 Suono.

Il ritmo da solo evoca suggestioni e movimento. Si pensi che il primo suono che il bambino ode nella pancia della madre è il ritmo del suo cuore e del suo respiro. È un ritmo che ritrova nel dondolio della culla e nella ninna nanna cantata. Ritorna con le filastrocche durante i giochi da bambini ed è necessario che continui ad essere coltivato con le poesie, adeguate alle emozioni dell’età.

Quando il ritmo si sposa con un’emozione, allora diventa un elemento propulsore fondante, non solo per il pensiero ma anche per la stessa personalità.

 La musica può quindi dare molti spunti per una formazione del pensiero.

Si può cominciare con un semplice pensiero spontaneo del bambino o del ragazzo e poi chiedergli di riproporlo:

  • in forma positiva e poi negativa.
  • di metterlo sotto forma di proposta e poi di risposta.
  • di esprimerlo secondo un ritmo: veloce o lento, lungo o corto, forte o debole,
  • secondo una diversa tonalità: autoritario o passivo, aspro o dolce, autorevole o stupido.
  • con espressione intensa o leggera: (concetto sostanzioso, serio, importante oppure  superficiale)
  • con espressione maggiore o minore (con concetti elevati, spirituali, universali o con concetti particolari, egoistici).

 

Prendendo spunto dall’espressività musicale si può giocare a di impostare lo stesso pensiero in modi diversi: allegro, allegretto, triste, andante, molto vivace, vivace ma non troppo.

In questo modo si può imparare ad impostare un pensiero secondo ritmi diversi. Ma si può anche fare il contrario e cioè trovare  il ritmo di un pensiero e riproporlo con i suoni o con la danza.

Si può quindi giocare a riproporre l’esposizione di un pensiero che viene ascoltato, creando un ritmo che gli corrisponde. Il ritmo può essere costruito con un oggetto che corrisponde al tono del concetto o alla tonalità della voce di chi lo propone. Durante l’esposizione del discorso cambia ritmo a seconda del variare del tono o dei concetti. In questo modo un discorso diventa musica.  Quando dei concetti diventano suoni e musica possono essere compresi da ogni popolo. Si basano infatti sul suono e sul ritmo che sono archetipici e transpersonali, appartengono ad ogni individuo e sorgono spontanei dal profondo dell’inconscio collettivo.

 Si può allo stesso modo danzare un discorso. Esprimere con il ritmo del movimento del corpo la tonalità dei concetti o l’intensità o la lentezza o la vivacità, la tristezza, mano a mano che vengono esposti da qualcun altro. Si compone così una danza che cambia secondo le variazioni delle tonalità dell’esposizione.

 Si può cantare un discorso. Si può mettersi in sintonia con la tonalità dei concetti, attraverso dei suoni vocali, senza parole, che risuonano o suonano il pensiero. Una volta le odi e le poesie si chiamavano canti e avevano spesso un coro che li accompagnava.

 Si può imparare a recitare un discorso, dando un’espressione alla voce forte, secondo l’intensità del concetto con la sua espressione allegra o giocosa, o triste e malinconica.

 Si può dipingere un discorso, mentre un altro espone, esprimendo con i colori e le forme le suggestioni dei concetti e della voce di chi lo esprime, le variabili e cambiamenti.

 Si può scolpire un discorso attraverso una manipolazione di una materia plastica, facendosi trasportare dall’emozione e dalla suggestione che nasce durante l’esposizione e la narrazione dei concetti.

 Un pensiero è una manifestazione di energia che può essere in grado di passare e diventare energia in una forma diversa e quindi di diventare musica, danza, canto, di segno, scultura. Se un pensiero non passa e non attiva nessuna creazione e perché è freddo di per sé, oppure non è vissuto veramente da chi lo esprime.

 

 

 

 

 

 Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.


La motivazione.

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La motivazione. 

 

Non si può parlare di pensiero senza parlare di motivazione. La motivazione che è composta dalle parole: moto e azione, è la molla, il trampolino, quello che dà energia e movimento al pensiero, che lo mette in azione.

 

La motivazione contiene in sé un’emozione.     Emozione viene dal latino: e-moveo = muovere da.   L’emozione è un movimento energetico attivato da un complesso che è un centro di energia della psiche.   Quando il complesso viene toccato da un’esperienza, suscita una reazione di moto.  Questo movimento istintivo, irrazionale e inconscio stimola la coscienza, che si attiva attraverso il pensiero.

 

Un pensiero animato da un’emozione,    riesce a trasmettere l’energia vitale che contiene a chi lo ascolta e a chi è intorno a lui. Un pensiero senza emozione è un corpo senz’anima. E arido, amorfo, meccanico, vuoto, passivo, inerte; non tocca nessuno e non passa chi lo ascolta. L’emozione è come la corrente che fa scorrere l’idea, che la rende attiva, che le permette di lanciarsi, ed espandersi riprodursi e generare nuove idee. Senza di ciò il pensiero è artificioso e, anche se appare raffinato, ben impostato, diventa rigido e ripetitivo.

 

 

 

 

 

 


La struttura operativa mentale

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La struttura operativa mentale

Tutto l’insieme delle idee è un insieme organizzato in modo strutturato.  Viene definito  struttura operativa mentale, perché la struttura che organizza tutte le idee, le ordina e le gestisce attraverso delle operazioni mentali (che abbiamo descritto).

La struttura operativa mentale può essere quindi rigida se le operazioni avvengono in modo lento, passivo, incerto; oppure fluida se il sistema operativo è attivo, funzionale e produttivo.

Le idee che compongono il sistema operativo sono diverse a seconda dell’età e della capacità ideativa. Sono mattoni diversi, ma il modo di operare è simile.

I mattoni sono costituiti in tenera età da percezioni derivate dall’esperienza concreta e sensoriale. Le operazioni mentali che vengono fatte con tali dati si chiamano quindi operazioni mentali concrete. Si differenziano dalle operazioni mentali formali o astratte perché queste operano su concetti astratti e quindi formali.

 

 

Dal concreto all’astratto.

Come fa un dato concreto ad arrivare all’astratto?    Come fa a diventare una idea, un pensiero?      Un dato concreto arriva all’astratto   attraverso quattro fasi:

 

  • Concreto.             
  • Prima c’è la percezione concreta,  che si basa sulla conoscenza sensoriale dell’oggetto.

 

  • Rappresentazione figurata o semiconcreta.
  • Poi c’è la fase della rappresentazione figurata dell’oggetto  attraverso un’immagine.   Non siamo più nel concreto, ma non ancora nell’astratto,    L’immagine raffigurata, disegnata, stampata, rappresentata,  è un dato semi concreto indispensabile,  per arrivare alla terza fase che è quella della rappresentazione mentale.

 

  • Rappresentazione mentale.
  • Il dato non è più concreto e neppure disegnato,   ma è diventato una immagine mentale.  E viene assimilato nella mente sotto forma di immagine mentale.     La persona quindi non ha più bisogno di toccare o di vedere,  ma ha una rappresentazione dell’immagine e dell’oggetto nella sua mente.   Questo è un passaggio fondamentale prima dell’astratto,  che deve essere ben consolidato attraverso le operazioni mentali.  Senza questo passaggio, le idee astratte non hanno basi sicure.  Per attivare e consolidare le idee astratte, bisogna ritornare a fortificare e a rinforzare, le immagini mentali.  Attraverso i simboli.

 

  • Idea astratta
  • Un buon lavoro con le immagini mentali nel ricercare tutti i possibili collegamenti tra di loro, determina una chiarezza del concetto e una sicurezza nell’uso,  al punto tale che la sola parola è sufficiente a richiamare il concetto e il contenuto senza più passare attraverso l’immagine mentale.   Si è così arrivati al concetto astratto.

 

 

 

 

 

 

 

       Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.


Metodo induttivo e deduttivo.

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Metodo induttivo e deduttivo. 

Un’altra modalità di pensare e cioè di soppesare, valutare la realtà è di tipo induttivo o deduttivo.

 

  1. Il metodo deduttivo  parte da una considerazione generale per arrivare ad una considerazione particolare attraverso tre passaggi.   Es.: Tutti gli uomini sono intelligenti, Mario è un uomo, quindi Mario è intelligente.

 

  • Il metodo induttivo  è quello che parte da una considerazione particolare per arrivare a una più generale. Es:  Carlo ha un corpo.  Carlo è un uomo.    Gli uomini  hanno un corpo.

 

 

 

 

 

 

   Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani

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