Progetto svuota carceri

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Progetto  svuota carceri. 

Tutti parlano del problema delle carceri, ma nessuno della soluzione. Una soluzione positiva con al centro l’uomo, per ridare dignità, decoro, onore, vita, alle persone. Anche questa è giustizia.  Una soluzione con al centro anche la giustizia per gli altri, l’equità, il rispetto per gli altri. Una soluzione che non sia solo  amnistia, ma che aiuti i carcerati veramente, e non li faccia odiare perché oltre ad essere colpevoli, sono anche impuniti.  Una soluzione che li aiuti a ritrovare in loro la forza, che gli aiuti a diventare uomini veri, dignitosi e fieri. Un progetto rieducativo che intervenga sulla struttura della personalità. Che arrivi fino alle radici del disturbo della personalità che li ha portati lì.

Alla base della personalità, c’è  il vissuto del corpo. Lavorare sul corpo e attraverso il corpo, permette di arrivare alle radici della formazione della mente, all’inizio della formazione della mente, alla base di tutta la personalità. Lavorare sul corpo e  attraverso il corpo, significa anche attivare il maschile vero. Il maschile sano, il maschile positivo. Muscoli, prestanza, forza fisica. Esuberanza, competizione, potenza. Valenza, coraggio, resistenza. Praticità, concretezza. Amicizia, gruppo, collettivo, l’identità maschile. Per le donne significa ritrovare nella fisicità, nel rapporto con la natura, un contatto con la Grande Madre, con il materno buono, che accoglie, che nutre, che genera, che risana.

 

  • Sicurezza.   

Presenza dell’esercito che è pagato, è disponibile, è affidabile e non fa nessun servizio attivo in tempo di pace.  Può sostituire tutta la polizia giudiziaria nelle case alloggio, nei posti di lavoro . L’esercito  acquista  così una valenza sociale e morale molto importante e molto gradita e un ruolo di tutela.   I seguenti progetti sono indicati solo per detenuti con pene non gravi, che hanno dimostrato buona condotta. Se i detenuti  fuggono, evadono, da queste strutture protette, quando vengono ripresi, scontano tre volte quella pena che hanno evitato, oltre la successiva. Senza condoni ,  nelle carceri ordinarie.

 

  • Pena da convertire in  lavoro manuale.

Ricostruire, ristrutturare gli edifici di proprietà pubblica. Quelli abbandonati, quelli rovinati, quelli dimenticati. Ci deve essere un fine importante, sociale, basilare. Un fine buono, perché l’opera delle mani, sia anche un’opera del cuore, un costruire con il cuore. Un metterci, un attivare l’anima.  Costruzioni pubbliche che diventeranno posti, spazi  per i bambini, per i ragazzi, per i giovani, per gli anziani, per le persone malate ed emarginate. Così c’è  anche il fine e lo scopo di quello che si fa. Avete levato alla società e ora lo ridate, lo ricompensate, lo riequilibrate, facendo qualcosa di buono. Qualcosa che rimane. Qualcosa che serve e aiuta il debole e gli fa sentire forti in modo buono e in modo vero. E attiva in voi il paterno.

 

  • Residenza e costi. 

Lavoro gratuito,  pagato con lo sconto della pena,  o pagato come il volontariato civile. Costi del materiale per la ricostruzione con  fondi europei e progetti specifici.   Un lavoro che permette di alloggiare nei posti dove si lavora, o in un appartamento di proprietà pubblica  nei dintorni.  Un lavoro che permette di vivere in posti dignitosi, puliti, umani. Che permette di cucinarsi da soli i pasti. Di lavarsi, di vestirsi, di  muoversi  in spazi vivibili. Che permette  di fare amicizia, di parlare, di aiutarsi, di ritrovarsi. Di identificarsi. Questa è  una occasione per loro, è una esperienza, è una  formazione.  Se non viene raccolta, se si diventa violenti, si aggredisce, si ferisce, si ritorna nelle carceri ordinarie.

 

  • Coltivazione di spazi verdi della città.

Negli altri paesi si vedono dappertutto prati coltivati, spazi decorosi, giardini deliziosi. In Italia anche singoli comuni, hanno spazi enormi pubblici, abbandonati, rovinati, indecorosi. Lavoro  manuale, di braccia, di gambe, di giardinaggio. Per sistemare, per dare decoro.   Il contatto del corpo con la natura è l’elemento che cura più di ogni altra cosa. Perché è il rapporto, è il contatto del bambino con la Grande Madre Natura. Con la madre buona, positiva, che nutre,  che  rigenera, che ama.

 

  • Case famiglia in casolari di campagna, con terreno da coltivare. 

Convertire la detenzione in modo completo, in casolari e terreni di proprietà pubblica (stato, regione, provincia, Comune). Il casolare prima lo ristrutturano loro, e poi vivono lì e coltivano il terreno. Il materiale, i mezzi, vengono  dai fondi europei, dai  progetti europei o specifici per il recupero dei carcerati, per la lotta alla mafia, per il mezzogiorno, per le imprese, promossi dallo Stato, dal risparmio per le spese di detenzione. Finanziamenti solo per  i primi tempi, perché poi la struttura deve diventare autonoma  e vivere sui ricavi della produzione agricola. O con i prodotti derivati da convenzioni con aziende del settore: per la produzione e la vendita di uova, galline, polli, biologico, fiori, ceramica, falegnameria, artigianato. Centri e case dove si possono attivare anche delle scuole di formazione di lavoro artigianale per i  detenuti di: elettricista, idraulico, carpentiere, pittore, falegname, agricoltore, fioraio. La formazione ad un’attività lavorativa è essenziale per la reintegrazione del carcerato nel mondo lavorativo. Il reinserimento e l’adattamento sociale presuppone una nuova impostazione di vita, personale e relazionale, ma anche l’attivazione di qualità produttive, di capacità lavorative, di lavoro, di autonomia economica, che permette di non dipendere più da organizzazioni criminali e di avere un ruolo sociale onesto, dignitoso, libero e liberato.

Così il detenuto diventerà veramente liberato anche da se stesso e dalle organizzazioni malavitose o mafiose. Diventerà indipendente da loro, perché è autonomo e responsabile.  Ecco il modo di recuperare e di rieducare. Ecco un modo vero di sconfiggere la mafia.

 

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani

 

 

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