Affido dell’anziano

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Affido dell’anziano.

Come  per i minori,  anche gli anziani ora possono essere affidati. In particolare gli anziani che sono rimasti soli, senza famiglia, senza parenti, e senza amici.

 Possono  avere una nuova famiglia, che si prende cura di loro.  E possono così rimanere a casa propria ed essere seguiti.  Senza essere costretti ad un ricovero presso una casa di cura. 

 

Affido di quattro tipi:

  • affido in convivenza      (l’anziano  può ospitare  o essere ospitato);
  • affido di supporto     (l’affidatario si prende- totalmente cura dell’affidato);
  • piccolo affido (l’affidatario può prendersi cura di una o più persone in difficoltà, ma ancora capaci di autogestirsi);
  • affido temporaneo   di sollievo alla famiglia    (per far fronte a esigenze momentanee).

 

Benefici:

  • Anziano felice,  perché   rimane a casa propria , ma non più da solo.   
  • Scambio relazionale tra le generazioni e formazione di valori umani.
  • Istituzioni in rete, per monitorare e gestire l’assistenza.

 

 Chi lo fa.

La Regione imposta la normativa.  E dà le indicazioni per le modalità operative e l’integrazione dei Servizi e la coordinazione delle  Istituzioni. Normativa  già attuata nella Regione Veneto: Legge regionale 24 febbraio 2015, n°3   (clicca sulla riga e si apre il pdf),  attuata nell’ Emilia Romagna legge-regionale-3-febbraio-1994-n-5 emilia romagna , proposta nella  Regione Marche Proposta di Legge n°404.  E i Comuni:  attivata  nel Comune di  Forlì Delibera Comune di Forlì. Servizio affido anziani. e nel Comune di Lucca Comune di Lucca. Nonno in affido .Comune di Genova Comune di Genova. Regolamento_affido_anziani, Comune di Moncalieri di Torino Torino Moncalieri. Affido anziani e disabili, Torino, Comune di Bari  Comune di Bari. Anziani. Servizio affido. Indagine  Torino. Anziani e affidamento familiare.

 

Il Comune o l’Ambito territoriale o la Asl o  la Regione,  organizza sul territorio:

  • una rete di famiglie solidali per la realizzazione degli Affidi nelle modalità indicate
  • una rete di anziani che fanno richiesta di assistenza e affido
  • una equipe specializzata
  • una rete di collegamento tra  le istituzioni locali ( Ambito, Comune, Asl, Inps, università, volontariato,ecc.)

L’equipe:

  • valuta lo stato di bisogno dell’anziano  
  • seleziona gli affidatari;
  • individua la famiglia o la persona più idonea;
  • predispone accordi-tipo che sono sottoscritti dall’affidato e dall’affidatario, nei quali sono specificati i diritti e gli obblighi reciproci;
  • definisce il piano di intervento personalizzato nel quale sono individuati la tipologia di affido, gli obiettivi da perseguire, il programma degli incontri periodici per la valutazione dell’andamento dell’affido.

 

Costi:

  • Risparmio per gli  Enti.   Assegno di affido,  minore di  una retta di ricovero in Istituto. 
  • Risparmio per la famiglia  dell’anziano e per l’anziano  che non paga la retta dell’Istituto di Ricovero.
  • Risparmio per l’anziano che non paga l’affido (se povero),  o lo paga, ma sempre con costi molto più ridotti della casa di riposo.
  • Tutta la spesa  viene usata  tutta e solo  per l’assistenza dell’anziano.
  • Occasione di nuovi lavori, per i giovani e le famiglie.
  • Guadagno e risparmio  per studenti universitari, e possibilità di studiare con minori costi.

 

 

 

 

 

 

 

 


Aiuto, sono incinta, che faccio?

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    Aiuto!!!    Sono Incinta!       Che faccio?     

   Calma!      Ragiona!     Pensa!

 

 

Un bocciolo di rosa,  non è ancora un fiore,  ma sempre rosa, è.       Un seme di pino,  non è ancora un tronco,  ma sempre pino,  è.

L’embrione di un bambino, come il seme,    ha in sé tutto  dentro,  tutto il futuro  bambino.   Deve solo crescere.  Non è ancora venuto fuori.   Ma sempre bambino è.    Non è un animale,  non è una pianta,  non è una cosa.

È un bambino,  una creatura di Dio,  un figlio di Dio.    È un pezzo di Dio,  tra le tue mani.    È un pezzo del cuore di Dio,  tra le tue mani.   Dio lo ha dato a te,  e a nessun altro.   Sei tu, la sua mamma.   Sei tu, il suo papà.     A  te,  Dio ne chiederà conto.      A  te,   e a nessun altro.      Che cosa ne hai fatto?

 

                                  Non abortire !!

Quello che uccidi,  è un bambino.  È un omicidio, e un suicidio  insieme.   Perché uccidi  anche una parte di te. E subito non te ne accorgi.

L’aborto non fa male  solo al corpo.    Ti procura una ferita,  un vuoto,  e un dolore tanto profondo, da diventare irraggiungibile dalla ragione.   È un buco dove cadi,  e dove non vedi più la luce.    È un buio profondo,   che non ti ha levato solo il bambino,   ma ti ha levato  Dio.   E non lo trovi più.   E non trovi più te stessa.  E ti senti persa.

Non ti salva, l’aborto.    Salva solo le apparenze.     Ma quello che ti rimane dentro,  ti brucia.  Continua a raschiarti la mente e l’anima.      Ti corrode piano piano l’anima.   E rovina la maternità.   La tua,  anche quella futura.

 

                                Ce la fai  !!!

Ma,  se ce a fai a non abortire.     Se lo tieni, se lo fai nascere,   il tuo bambino  non ti fa perdere  il tuo essere donna.     Ma ti fa nascere come donna,  sposa e madre.    Come donna completa.   Come  donna al cubo !

Puoi conoscere parti di te, meravigliose, che non sapevi. Potrai amare, come non hai mai amato.  Sentirai battere il tuo cuore, come non hai mai sentito.   Potrai sorridere e gioire, come non hai mai gioito.    Grazie al tuo bambino,   che hai voluto.

                                                           Come fare.

The Baptism of Christ

I bambini più piccoli, più indifesi,  più  fragili, più innocenti, sono quelli che stanno più vicini al cuore di Dio.    E vicino al  suo cuore ci sei  anche tu.    Che non sai che cosa fare.   Stai soffrendo molto e ti senti sola.     Ma non sei sola.   C’è tutto il Paradiso  che ti guarda,  e tifa per te.   È troppo grande il peso che hai,  per viverlo da sola.   Lasciati aiutare.  Chiamaci. 

Movimento per la Vita.   Centro di Aiuto alla Vita      C.A.V. –   S.O.S. Vita                                                   Numero verde   800 813 000.     Attivo 24/24   Solo una telefonata.

  • Per sapere che cosa fare. Gratis.
  • Per parlare con degli espertiGratis
  • Per conoscere le conseguenze fisiche delle pillole abortive. E dell’aborto. Gratis
  • Per conoscere le conseguenze psicologiche. Gratis
  • Per trovare un posto, per farlo nascere lo stesso.  E poi, decidere  che fare.  Gratis
  • Per trovare una soluzione per lui e per te.   Senza fare del male a lui,e a te.  Gratis
  • Per non sentirti sola, davanti a una scelta così  pesante, Per te.    E così totale per lui.

 

Embrione  di  tre mesi.!

Ti dicono che nei primi tre mesi l’embrione non è niente, sono solo cellule, non è un bambino. Non è vero. I primi tre mesi sono quelli in cui la madre non corre tanti rischi. Dopo i tre mesi rischia la vita. Sono contati sulla madre.  Non sul bambino.

Del bambino non gli importa niente. Anzi, gli serve, per gli esperimenti. Dopo un aborto, se non lo riconosci come tuo figlio entro 24 ore, diventa per legge di proprietà dello Stato.  E allora loro lo usano per fare le ricerche.  Lo tagliano, lo spezzano, lo smembrano.  E poi lo gettano nei rifiuti, speciali. Ma sempre rifiuti sono.   E lo bruciano nei forni, insieme alle garze.   Oltre alla vita, gli levano anche   l’onore, la dignità, la pietà, la sacralità,  di un essere umano.

La legge italiana  del 16 marzo 1988 dice che « il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta (quella dei genitori dei prodotti di concepimento abortivi di presunta età inferiore alle venti settimane: ndr)»..  Le Asl dovrebbero quindi  dargli una degna cura e sepoltura,  e il Comune un posto specifico al cimitero comunale.   Ma i costi sono alti  e queste  creature,  sono diventati  figli di nessuno.

Con l’aborto, sei tu che glielo permetti.   Non glielo dare. Tienilo tu.    Difendi tu, il tuo bambino.   Onora tu il tuo bambino.  Abbi pietà tu, del tuo bambino.   Abbi misericordia, del tuo bambino !!!       In nome di Dio!

 

          Il rimedio di tutto c’è,   Non abortire. 

Tieni il bambino, come un dono di Dio.  Ci pensa Dio.     Non sposarti subito,   fino a quando non sei pronta.   Prima il bambino,e poi il resto.    Rimani in casa,    sarà come un fratello minore.   Non sarai una ragazza madre,  ma una madre coraggiosa, forte,  dignitosa.     E Dio  si prende cura di te.   E di lui.   Sarà speciale. Come te.

 

Volantino aborto No aborto. Pdf.      (Clicca sulla riga e te lo conservi scritto e lo puoi stampare)

Dr.ssa   Vallorani Maria Grazia   Psicologo-psicoterapeuta  

 

 


Educare al pensiero

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Educare al pensiero

 

Educare al pensiero significa insegnare a mettere ordine nelle situazioni della realtà e nelle idee, avere idee precise e chiare e  attenersi ai fatti servendosi della razionalità.

Pensiero viene dal latino pensare = pesare con cura, ponderare, giudicare, valutare con attenzione. Il pensiero  non è solo la conoscenza di qualcosa, ma implica anche  il giudizio  e il suo inserimento in uno schema mentale organizzato, che diventa un modello di interpretazione della realtà.

 Nell’età evolutiva le conoscenze si formano in modo graduale:  prima sono esperienze concrete, poi diventano semi-concrete come le immagini figurate, poi diventano immagini mentali e solo alla fine idee astratte. Per capire che cosa è un tavolo un bambino piccolo lo deve toccare, vedere; in una fase successiva lo può comprendere tramite una figura disegnata;  poi sarà capace di rappresentarsi l’immagine mentale del tavolo e solo alla fine alla parola tavolo corrisponde l’idea e il concetto senza più bisogno di immagini.

Queste conoscenze in ogni fase vengono a loro volta ordinate tra di loro e costituiscono un insieme organico. Per mettere in ordine le idee, il bambino si serve di una capacità operativa, cioè della capacità di fare delle operazioni mentali con i contenuti che ha appreso. 

 Comincerà a confrontare due cose per capire se sono  diverse o uguali. Con l’aiuto dei genitori può confrontare gli oggetti di una stanza e vedere se sono diversi o uguali nella forma, nel colore, nella grandezza, altezza, lunghezza, quantità, qualità della materia, tipo di suono ecc.

 Poi passerà ad associare, cioè a mettere insieme i contenuti che si assomigliano. Riferito agli oggetti di una stanza o alla natura, significa mettere insieme le cose uguali in un gruppo in riferimento al colore o alla forma o alla grandezza,  all’altezza, alla quantità, al materiale: da una parte le cose gialle e da un’altra le rosse, oppure da una parte gli oggetti con la forma rotonda e da un’altra quelli con la forma quadrata ecc. Impara così anche a classificarli.

 Poi  può iniziare a seriare, a mettere cioè le cose in fila dal maggiore al minore e viceversa e questo sempre riguardo la grandezza: dal più grande al più piccolo, all’altezza: dal più alto al più basso, alla quantità, alla pesantezza, alla resistenza del materiale ecc.

Queste operazioni si possono fare prima con gli oggetti concreti, poi con immagini figurate che riproducono  quell’oggetto, poi  con le parole.

Poi inizia la fase della rappresentatività, cioè della capacità di riprodurre l’oggetto  in una immagine figurata  in relazione ad altre immagini,  secondo un ordine logico relativo alla distanza, alla profondità, alla grandezza. Poi l’oggetto può essere rappresentato con un’immagine mentale e messo in  relazione con altre immagini mentali secondo collegamenti logici.

Alla fine può compiere l’operazione della reversibilità che  è la capacità, una volta che è stato fatta una azione che ha determinato una modificazione di una materia, di saper ritornare indietro al punto di partenza e cogliere la conservazione  della materia o della quantità. 

Poi dovrà trovare il modo di dare il giusto posto alle nuove idee. Ogni persona ha una sua strategia; è importante in questa fase aiutare bambino a trovare la sua e a rispettarla. Per esempio il concetto di tavolo può essere messo tra le cose che rappresentano la cucina, o nell’insieme degli oggetti di legno, o tra le cose che hanno quattro gambe.

Questa capacità di collegare i concetti e quindi di operare, permette di  assimilare, cioè di ricordare il posto mentale dove è stato collocato il nuovo dato e quindi di poterlo ritrovare con facilità.

Tutto questo lavoro di collegamento alla fine formerà una struttura operativa mentale, cioè una organizzazione di idee,  dotata di schemi e di metodi di elaborazione e ordinata in modo chiaro e sistematico. La persona che l’ha raggiunta sarà quindi capace di organizzare e di dare ordine anche agli elementi nuovi od esterni della realtà.

 Quindi far capire una cosa un bambino non significa spiegare una cosa e aspettare che la sappia ripetere. Far capire  significa attivare il meccanismo delle operazioni mentali con i suoi passaggi; passaggi e stadi mentali che sono quelli già iscritti naturalmente nella psiche (vd. Piaget). Usando queste modalità alla fine il bambino non avrà imparato solo una parola o un concetto, ma avrà acquisito un metodo, un modo di  comprendere.

Educare al pensiero significa aiutare il bambino ad acquisire un modo di pensare autonomo, libero e responsabile.

Ogni pensiero si attiva sempre in presenza di un’emozione; senza emozione il pensiero è sterile e vuoto. Un pensiero senza emozione è un corpo senz’anima.

 

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge

 


Per il cuore

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Attività  per il cuore.

Giardiniere di sé.

L’anziano deve diventare come un giardiniere  che impara a coltivare  la propria terra.  La terra è se stesso, il proprio corpo, il proprio cuore, la propria anima. Noi dobbiamo insegnargli a diventare il giardiniere di se. Dobbiamo dargli gli spazi,  gli strumenti per farlo. Dobbiamo creare le condizioni, perché lui possa diventare il protagonista di sé, il giardiniere che si prende cura di sé, che agisce e cura se stesso, facendo ogni giorno cose che attivano le sue risorse. Come il giardiniere lui ogni giorno  da  l’acqua, la luce  l’aria al suo corpo, al suo cuore e al suo spirito. Ogni giorno per farlo crescere, ogni giorno per farlo vivere, ogni giorno per farlo desistere.

Le attività per il cuore sono semplici, pratiche, facili e non costose.  ( Apri file. Clicca su: Tabella attività  )

 

  • Il testamento del cuore.

L’anziano scrive da solo o  detta ad altri, la storia della propria vita. È fondamentale che la propria vita venga scritta, documentata, raccontata, per passarla  ai propri nipoti, alla propria discendenza. Come testamento del cuore. È quello a cui possono riferirsi i suoi discendenti, è quello in cui possono ritrovarsi i suoi discendenti. Sono le radici, che vanno trovate, riconosciute, amate e rispettate. Sono le radici che danno  forza,  energia nuova,  sono le radici che aiutano  a ricominciare daccapo. Sono le radici antiche, il sangue antico, l’orgoglio antico, il coraggio antico, l’amore, la virtù, antica,  in cui ritrovarsi, in cui rispecchiarsi.   È la parte di sé più  preziosa  che va custodita, donata e e tramandata.

È quello che deve passare di generazione in generazione. È la linfa che non fa sentire soli, che non fa sentire distaccati, tagliati,  separati, dimenticati.  È  il ritrovarsi in una famiglia antica, in una stirpe antica, in un cassato. In un collettivo proprio, che ci appartiene, da cui veniamo, a cui apparteniamo. Questo è quello che manca  ai giovani, ai bambini, agli adulti. Questo è quello che va recuperato, ritrovato, ridonato. Ogni storia, per ogni nipote, per ogni figlio, raccontata nei minimi particolari dall’inizio. Ogni storia piena di fatti, ma in particolare di emozioni, di timori, di gioie, di fatica, di dolore e di coraggio, di speranza, di valore, di sogno.

 

  • Il diario del cuore.

Oltre alla propria storia è importante che l’anziano   scriva su un diario di quello che vive ogni giorno, come fanno i bambini o gli adolescenti.  Scrive  i fatti, ma in particolare le emozioni, i sentimenti, i desideri, le sensazioni. Scrivere su un foglio lo aiuta a gestire, ad affrontare i timori, le angosce e le paure. Il foglio le contiene, le tiene dentro. Lo aiuta così a capirle, ad affrontarle.

L’anziano nel diario può scrivere, come una lettera,  a una persona scelta con il suo cuore.  Poi in un altro diario, può anche rispondere al posto di quella persona a se stesso. Può quindi così imparare a parlare a se stesso, può imparare a trovare risposte, soluzioni che vengono dal suo cuore, dalla sua anima. Tutto questo è fondamentale che venga dato  ai parenti, per passarlo ai propri nipoti.

Non bisogna dare per scontato che  l’anziano ha finito di vivere. Non bisogna temere di non saper rispondere all’angoscia della malattia. Non bisogna pensare di dover essere noi a dare. Dobbiamo metterci di fronte a lui come qualcuno che prende, come qualcuno che crede, si fida delle risorse dell’altro. Dobbiamo metterci di fronte al lui come un appoggio, un sostegno, un qualcuno che gli ricorda che lui è capace, che ce la fa, che non è solo. Dobbiamo sostenerlo nella fiducia in sé. Dobbiamo fare da puntello fisico e psichico. Ma non dobbiamo mai sostituirci al lui, pensare al suo posto, decidere al suo posto. Perché questo significa svuotarlo di sé, a fargli negare se stesso, fargli dimenticare se stesso, fargli rifiutare se stesso. Anche negli errori, anche nelle difficoltà neurologiche, non devono mai perdere la dignità, la stima, e la fiducia.

 

  • L’album delle foto.

Quello che conta più delle parole, quello che colpisce più delle parole, sono le immagini. Le immagini sono i simboli, i segni, i contenitori delle emozioni. Sono la rappresentazione concreta delle emozioni. Sono immediate, dirette e arrivano all’inconscio. Fare un album di foto della propria storia, significa fare una storia del proprio cuore.

Aiutiamo l’anziano a cercare le foto, con l’aiuto dei parenti. Le mettiamo in ordine insieme. È come mettere in ordine la propria vita. Ci scriviamo sotto le date e le persone. Le arricchiamo con foto muove. Ci mettiamo dentro anche altre cose che l’anziano sceglie, un simbolo, uno stemma, una lettera, una frase, una poesia, un disegno, un racconto, una storia. Lasciamolo libero di organizzarlo come vuole. Lasciamolo riempire di quello che  vuole. L’album diventa così uno scrigno di emozioni, da lasciare ai suoi figli e ai nipoti. Un passaggio di emozioni personificate.

 

  • Il film del cuore.

Con l’aiuto dei ragazzi, i nipoti, figli o volontari, si possono fare dei video in cui è l’anziano che racconta la sua storia. Con la sua voce, con il suo volto, con le sue emozioni, con le sue lacrime, con il suo sorriso.

La storia di sé. Quindi non solo scritta, ma narrata dal vivo. Basta una cinepresa piccola  su un cavalletto, dove l’anziano quando vuole, può raccontare ogni volta una parte di sé, un pezzo di sé, un fatto, un ricordo, un’emozione. Poi si fa un video che diventa un film del cuore. Un film personale dove il figlio e  il nipote può incontrare il proprio caro quando vuole. Dove lo può sentire vedere e amare quando vuole. È una occasione preziosa.

Il nonno in un  DVD,  che parla  ai nipoti, che gli lascia il suo testamento emotivo, morale, spirituale. Che gli lascia e gli fa vedere il suo cuore, il suo affetto. Che gli passa le sue radici  vive.

 

Altre attività del cuore:

  • Film. Vedere i film di una volta. Per nutrire e riscaldare il cuore,  per rivivere le emozioni dolci, belle, del passato.  Film del passato, quelli che sono piaciuti di più, quelli dei loro tempi. Basta scaricarli da Internet e fargli vedere sulla TV  con un lettore video o su un computer, o un Ipad.
  • Vedere il video della loro famiglia. Dei loro nipoti, dei figli che gli parlano di loro.
  • Canzoni del loro tempi. Scegliere le canzoni che amavano. Fargliele sentire con il computer, nella loro stanza, con una radio e una cuffia, per non disturbare gli altri.  Oppure metterle su un lettore digitale in  Mp3 e fargliele sentire con le cuffie, quando vogliono, dove vogliono e come vogliono.  
  • Su questo lettore Mp3 si possono poi mettere le registrazioni di avvenimenti, frasi e anche voci dei loro nipotini che parlano a loro, la voce del figlio che gli fa coraggio e gli ricorda che gli vuole bene.
  • Cantare da soli o insieme.  Karaoke.
  • Musica da ballo  dei loro tempi, da ascoltare e da vedere. Ballare se possibile.
  • Ascoltare la musica classica.  La musica  da armonia ed energia. In particolare quella classica dolce e tranquilla, aiuta a calmare e a contenere le emozioni troppo violente e a riequilibrare l’angoscia e il disorientamento.
  • Vedere i documentari dei loro tempi, dei loro luoghi, del loro passato, ma vedere anche il video dei tempi nuovi, per confrontarli, per capirli, per poterli valutare e poter dare ai nipoti un loro pensiero.
  • Avere una biblioteca con libri a disposizione,  e i giornali quotidiani e periodici, per poterli leggere e poter discutere in gruppo di quello che si è capito.
  • Registratore. Per registrare i loro nipoti, la loro famiglia e poterli risentire.
  • Videocamera. Per poter fare dei video  in dvd del loro vissuto, dei loro amici, della loro famiglia, dei loro nipoti. Per diventare registi.
  • Macchina fotografica. Fare foto, riprendere le persone e le cose che gli danno emozioni, gli danno anima, li aiutano a esprimere una parte di se. Metterle in mostra nella propria camera. Fare mostre comuni delle foto di tutti.
  • Computer.  Per parlare con la propria famiglia Via webcam, per telefonare ai  propri parenti  lontani e poterli vedere. Per imparare a scrivere, per fare i giochi, per navigare in Internet e scoprire mondi nuovi e immagini nuove. Se non ci si può muovere con il corpo, ci si può muovere con la mente e con il cuore.
  • Cellulare. Per parlare con i loro cari.
  • Dipingere. Disegnare, usare i colori per descrivere emozioni, per scaricare tensioni, per raccontare sensazioni.  Con i colori a pastello, con i pennarelli,  con i pennelli. Con acrilico, acquerello, olio.   Fare piccole sculture con Das o argilla e poi dipingerle. Metterli in mostra nella propria camera. Fare una mostra comune.

 

  • Giochi di gruppo.

Giochi di società. Cacce al tesoro. Inventare spettacoli. Fare una regia di un vissuto, di un interesse. Inventare uno spettacolo su un argomento scelto insieme. Fare uno spettacolo per spiegare un argomento importante che vogliono passare ai giovani. Fare uno spettacolo per i giovani, per passare alle generazioni future un proprio messaggio, un testamento spirituale. Riprendere con il video lo spettacolo ma ancor più la preparazione dello spettacolo, per poter sorridere insieme ricordare e rivivere le emozioni.

  • Giardino.

 Bastano pochi  vasi  o un pezzetto di terra ciascuno all’esterno o sul balcone. Per poter mettere qualche fiore, qualche seme, qualche segno di sé. Il rapporto con la natura è essenziale e aiuta a mantenere un rapporto con la parte più profonda di se. Prendersi cura della  pianta  è come prendersi cura di sé. È attivare un materno .  Dare l’acqua e la luce alle piante tutti i giorni, è alimentare una parte di sé. Vederla spuntare, crescere e fiorire è come veder spuntare, crescere e fiorire una parte di sé.

  • Ridere.

Ridere è l’aspetto centrale per attivare il cuore. È fondamentale divertirsi, ma in particolare farsi delle belle risate che fanno bene alla circolazione e al fisico, ma ancor più fanno bene al cuore. Lo rallegrano, lo curano, lo risanano. Non consiglio il circo o i clown che sono tristi per loro natura. Consiglio di chiedere agli anziani in gruppo, di scegliere delle attività che vogliono fare per ridere. Esempio:  film divertenti e comici. Video divertenti, di vecchi spettacoli. Barzellette ricercate in Internet. Giocattoli che ridono se toccati. Travestimenti, scenette inventate, parodie, imitazioni.

Questo è il cuore delle attività. Se si ride e si impara a ridere, si sta bene. Se si impara a trovare l’aspetto divertente delle cose, si impara a superarle. Ridere sempre nella condivisione e nel rispetto degli altri che soffrono.

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani

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